mercoledì 12 giugno 2013

La lingua sarda e le sue origini.


di: Angelo  Vinci

Stele di Nora
 LA LINGUA DEGLI ANTICHI SARDI NURAGICI
In Sardegna la tendenza conservatrice  è sempre stata forte in tutti i campi. Questo è un aspetto che ha contribuito al mantenimento  della propria lingua nonostante le continue influenze delle lingue  portate dai "dominatori". La lingua sarda nel suo lessico conserva ancora tantissimi termini che appartengono all' antichissimo patrimonio lessicale sardo. Questo si nota nella toponomastica infatti sono tanti i nomi di luoghi che sono rimasti pressoché invariati . Per lingua nuragica si intende quella parlata   in Sardegna durante il periodo nuragico prima della latinizzazione dell'isola.  Sulla  presenza di questa lingua   c' è più di  una scuola di pensiero tra i ricercatori. Si aggiungono sempre più nuovi dati che sono messi a disposizione dai ritrovamenti (iscrizioni epigrafiche). Ciò che fino ad ora è mancato sono degli scritti veri e propri, cioè documenti scritti dagli stessi nuragici nella loro lingua. Sono  state trovate   iscrizioni su massi o nelle steli che  si  prestano a più interpretazioni.  Qualsiasi altra civiltà a partire dai Romani, Fenici, Greci, Etruschi, ci ha lasciato testimonianze  scritte che hanno permesso di attestare la presenza di un' alfabeto e la conseguente scrittura ad esso legata. Per i sardi nuragici è luogo comune pensare che fossero un "Popolo di pastori e illetterati". Luogo comune che mi sento di rifiutare  non  perché sardo, ma perché una civiltà che ha costruito edifici maestosi come i nuraghi, che ha avuto frequenti e lunghi contatti con altre civiltà coeve, non poteva essere "illetterato"  con un tessuto sociale fatto di solo pastori. Il problema della ricostruzione  della lingua parlata dai nuragici sta nell' assenza di attestazioni certe della presenza di una forma di scrittura. Oggi ancora non possiamo affermare con assoluta  certezza  che sia stato identificato alcun reperto con   iscrizioni da ricondurre  a una  lingua nuragica. La maggior parte degli studiosi  alla luce dei dati disponibili è portato a credere che gli antichi nuragici non abbiamo mai fatto uso della scrittura. L' antica lingua protosarda parlata durante l'età nuragica è di    difficile  ricostruzione  in quanto è   stata inquinata  dal  latino e altre lingue introdotte nel corso dei vari periodi di ocuppazione. Non abbiamo dati certi incofuttabili.  Gli apassionati  e studiosi che cercano una risposta  non possono far altro che formulare  delle ipotesi che esporrò più avanti. A dire il vero un  ricercatore Gigi Sanna (il più convinto e apassionato in merito alla ricerca di una scrittura nuragica, autore di un libro interessantissimo "Sardoa Grammata")  ha fatto alcune ricerche che hanno messo in luce la possibilità di una  scrittura Nuragica già in uso prima che  arrivassero i fenici sull'isola. Questi nuovi dati resi disponibili da Gigi Sanna danno un impulso maggiore alla ricerca di una forma di scrittura sardo-nuragica. Sono dati da non sottovalutare. Sanna è un ricercatore oltre che apassionato molto competente. Gli alfabeti dei grandi popoli del passato non sono nati "in domus propria" cioè creati ex novo da loro stessi, ma bensì partendo da alfabeti preesistenti. I Romani presero come base di partenza l' alfabeto Etrusco, i Greci il Fenicio. Chissà probabilmente anche il popolo nuragico prese spunto da un' altro alfabeto nel creare il  loro alfabeto e una probabile forma di scrittura che ancora non riusciamo ad accertare.

IPOTESI POSSIBILI
Una ipotesi possibile potrebbe essere che prima dello sviluppo della Civiltà Nuragica fosse in uso una lingua ed una scrittura preindoeuropea. Ma occorrerebbe associare a questa ipotesi il  presupposto che il popolo nuragico fosse la diretta evoluzione di un popolo  che già abitava la Sardegna. Questa  è un' ipotesi che non si allinea con il pensare comune di buona parte degli studiosi di storia sarda, i quali pensano che il popolo nuragico si sia sviluppato da genti arrivate in Sardegna chissà da dove. Tesi che non mi sento di condividere in quanto credo che siano state le popolazioni che da tempo risiedevano in Sardegna nel corso della loro evoluzione culturale a far nascere  la Civiltà Nuragica e il suo conseguente sviluppo. Ciò spiegherebbe la presenza di testimonianze delle culture prenuragiche in prossimità di molti nuraghi. Nella ricerca di una matrice da cui derivare la nascita della lingua sarda molti ricercatori hanno dedicato e continuano a dedicare molte energie. Otre che italiani sono tanti anche gli "stranieri" che si dedicano  alla ricerca di una risposta in tal senso. Elencarli tutti richiederebbe molto spazio. Citerò i più importanti (a mio parere) :  Massimo Pallotttino, Massimo Pittau, Gigi Sanna, Terracini, Ferrer, Wagner (uno tra i massimi studiosi della lingua sarda che  in uno dei sui tanti studi sull' origine della lingua sarda arrivo alla conclusione che la lingua sarda fosse una lingua preindoeuropea con affinità nella lingua basca e berbera). Secondo Wagner questa possibilità la offre lo studio attento dei toponimi (nomi delle località)  e  fitonomi sardi. Questa è una  ipotesi che non è del tutto condivisibile, in quanto le analogie tra toponimi sardi e baschi o anche berberi non è poi cosi tanto visibile. Ciò vale anche per i fitonomi. Eduardo Blasco Ferrer è un ricercatore che come Wagner segue la pista iberica. Nel 2010 ha pubblicato uno studio in cui sostiene che i primi sardi sarebbero giunti nell' isola dalla penisola iberica e  solo in un secondo tempo ci sarebbe stato un debole flusso di genti indoeuropee. Il Ferrer ipotizza che i nomi  delle tribù nuragiche degli Iliensi e dei Balari rievocherebbero i nomi delle tribu iberiche. Una teoria affascinante ma scarsamente  condivisibile perché non conosciamo con esattezza i nomi delle tribu iberiche. La pista iberica è seguita da più ricercatori e non vi ha rinunciato neanche un grande studioso della storia Etrusca e Sarda come Massimo Pallottino. Un altro studioso, Benvenuto Terracini  invece sostiene, (discostandosi dalla  pista iberica)  che la Sardegna antica fosse divisa in due aree geografiche/linguistiche: una meridionale da riferire ad una derivazione afro/iberica, e una settentrionale da riferire ad una derivazione ligure. Questo porterebbe a pensare che vi  siano stati due flussi migratori principali, con stanzialità nelle due parti dell' isola: la settentrionale e la meridionale. Come ho accennato precedentemente, gli studiosi che hanno cercato di dare una risposta sull' origine della lingua sarda sono tanti, sia italiani che stranieri. L' archeologo Giovanni Ugas ( grande conoscitore dell' archeologia sarda) ha proposto una teoria del tutto nuova, che si discosta dalla pista iberica percorsa dagli studiosi menzionati in precedenza. Secondo quanto sostiene Ugas  nella Sardegna nuragica si parlavano ben tre lingue,  associabili alle diverse tribù/etnie presenti nell' isola: Balari, Corsi,  Iolei/Iliensi. Secondo Ugas ogni tribù parlava una lingua diversa. Queste diversità sarebbero all' origine delle diverse parlate oggi presenti in Sardegna; logudorese, campidanese, gallurese. Teoria su cui non concordo. La lingua sarda parlata oggi ha   matrice e substrato linguistico unico. Penso che le diversità sono attribuibili non a diversa matrice, ma a influenze linguistiche esterne dovute alle varie dominazioni: Fenici, Romani, Bizantini, Aragonesi. Il logudorese ha subito in modo minore l' influenza delle lingue degli "occupanti", è linguisticamente più vicino al sardo arcaico. Qualche esempio delle similitudini tra lessemi della lingua sarda e di altre lingue:

ITALIANO                            SPAGNOLO                   SARDO
Pietra                             piedra                       perda
Faccia                            cara                           cara
Scrivere                         escribir                     iscriere
Braccio                          brazo                         brazzu

ITALIANO                         BIZANTINO                     SARDO
Rompere                     èrroga                         arrogai
Picchiare                     ropalò                         arropai
Sbadigliare                 cascàre                       cascai         

ITALIANO                           LATINO                           SARDO
Casa                              domus                       domo/domu
Uomo                           homo                         homine

Questo testo è un estratto della Carta de Logu ( raccolta di leggi promulgata dalla giudicessa Eleonora d' Arborea nell' anno 1316)  è scritto in sardo-arborense. "Volemus et ordinamus: qui su hoì cat benne arma du a silua nostra o de curadore leuent illi prossa silua nostra berbeghes deghi et pro sa silua dessu curadore boe vnu et perdat sarma.Et sio nò si intèdat pro virgas ghor tellu et ispada.".
Ancora oggi la lingua sarda risente di una "italianizzazzione" e ciò avviene   perché i giovani tendono a parlare sempre meno in sardo, e quando lo fanno adottano una traduzione italiano/sardo molto aprossimativa. Inoltre non si fa assolutamente nulla per conservare e proteggere questa antichissima lingua. La Costituzione nell' Art. 6 recita: "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. ". Di concreto non si fa niente neanche in questa direzione, e nel mentre la lingua sarda rischia di scomparire. Basterebbe insegnarla nelle scuole della Sardegna. Dovrebbe essere reso obbligatorio nella toponomastica indicare il nome della località, in  sardo oltre che in italiano. Sono pochi i comuni che adottano questo criterio, perché nessuno li obbliga. Tralasciando queste divagazioni sulla realtà  odierna della lingua sarda, vorrei citare un' altro illustre studioso, il Proff. Massimo Pittau che sostiene una tesi secondo cui la lingua sarda antica o protosarda, fosse legata alla lingua etrusca. Secondo il pensiero di  Pittau  i nuragici come gli  etruschi, non erano una popolazione autcona, ma bensì una popolazione  proveniente dalla Lidia,  che al loro arrivo in Sardegna portarono con se la loro lingua,  con il tempo questa lingua andò a sovrapporsi ad una lingua che le popolazioni prenuragiche già parlavano. Questa è una teoria che può avere una certa fondatezza, in quanto le similitudini tra Etruschi e Nuragici ci sono. Anche un' altro ricercatore Alberto Aredau non segue la  pista iberica, ma sostiene che il "il popolo del mare" ovvero sia gli Shardana, fossero di origine illenica. Marcello Pili invece avanza l' ipotesi micenea e riconduce questa ipotesi ai racconti di Iolao e Sardo e alle tante similitudini tra le costruzioni micenee e le nuragiche. Le ipotesi in campo sono tante, tutte più o meno  condivisibili. Una risposta certa, sicura incofuttabile sull' origine della lingua sarda, sull' eventuale  suo uso nel periodo nuragico, non  possiamo averla. Ci sono pervenute delle iscrizioni epigrafiche, ma occorre essere molto cauti prima di associarle ad una forma di scrittura di una antica lingua sarda.

Stele di Sedilo
LE TESTIMONIANZE EPIGRAFICHE
Come ho detto in precedenza, non abbiamo disponibili testimonianze che attestino l' esistenza della scrittura nel periodo nuragico, tanto meno l' origine della lingua sarda. Ma abbiamo a disposizione  alcune iscrizioni epigrafiche  a cui gli studiosi cercano di attribuire  una paternità linguistica.  In Sardegna sono state trovate iscrizioni in alfabeto geroglifico egizio,  forse in alfabeto minoico, numerose in alfabeto fenicio, in alfabeto etrusco, in alfabeto greco. Tutte queste iscrizioni dimostrano che i sardi nuragici non erano del tutto "illetterati"  ma che tra loro vi erano individui che sapevano leggere e probabilmente scrivere . Non sono numerose ma ritengo doveroso esporre le più importanti. Non vi è dubbio che la più nota è la "stele di Nora". Buona parte degli studiosi ne attribuisce la paternità ai Fenici(?), e ne colloca la realizzazione attorno al 800-750 a.C. Nell' iscrizione   "SHDRDN" è  riportata la scritta Sardegna. In due massi  ai lati dell' ingresso del nuraghe Rampinu di Orosei abbiamo un' iscrizione in caratteri greci:  ITSN  TS  TINHBEI.  A detta di alcuni potrebbero  essere  due simboli ed un vocabolo riconducibili ad alfabeto greco. Altra iscrizione in caratteri greci "BE" la troviamo nel nuraghe Su Nuraxi a Barumini. Altre iscrizioni sono riscontrabili nel nuraghe Aidu Entos di Bortigali, in un masso di un nuraghe demolito nella foresta di Is Cannoneris e infine in alcuni blocchi di pietra ritrovati a Sedilo. La mia convinzione è che i sardi nuragici non avessero una forma di scrittura propria, ma che comunque alcuni di loro per tenere i contatti commerciali/culturali con gli altri popoli coevi sapessero leggere e scrivere nelle lingue conosciute al tempo. Credo anche che la lingua sarda attuale, pur con tutte le contaminazioni linguistiche avute nel corso dei secoli, discenda dalla lingua dei nuragici.



  

domenica 2 giugno 2013

Inizio della civiltà nuragica.

di:  Angelo  Vinci


LE ORIGINI
La Civiltà Nuragica nasce secondo l' oppinione dei più illustri studiosi della preistoria della Sardegna, nella meta del XVIII secolo a.C. Le modalità che presiedono sia alla nascita che allo sviluppo, sono legate da una moltelpicità di indizi sul territorio che indicano come in Sardegna vi fossero le premesse necessarie per un lento ma graduale passaggio dal Neolitico all' Età del Bronzo. Tutto il territorio della Sardegna, è disseminato di costruzioni di forma tronco conica, anche con struttura architettonica talvolta complessa, e realizzati con enormi massi posati a "secco", cioè privi di alcun tipo di legante tra i blocchi. Queste costruzioni sono conosciute con il nome di "NURAGHI". Nur è un suffisso assai diffuso nella toponomastica dei comuni sardi: Nuraminis, Nurullao, Noracugumene, Nora (città punico/romana a Pula), Nuraxinieddu ....... Il popolo che realizzò queste costruzioni viene di solito identificato come "popolo nuragico". Alla loro civiltà è stato attribuito il nome di "CIVILTA' NURAGICA". A tutt'  oggi non ci è dato sapere come questo popolo chiamava se stesso e queste costruzioni, in quanto non ci è pervenuta nessuna documentezione scritta in cui se ne faccia riferimento. Ciò è dovuto al fatto che questo popolo non conosceva nessuna forma di scrittura. A dire il vero ci sono pervenute alcune testimonianze scritte, in cui si menziona la Sardegna nuragica. Queste testimonianze non sono di popoli coevi ai nuragici, ma bensì di popoli di epoche assai più tarde: Greci, Romani. Il popolo nuragico era sicuramente costituito da genti che già abitavano la Sardegna, e che passando attraverso le varie culture, arrivarono ad una fase evolutiva più elevata. Fase nella quale è contemplata la scoperta dei mettalli, la loro lavorazione e il conseguente utilizzo. In questa fase evolutiva l' organizzazione sociale riceve un forte impulso innovativo, con forme di agregazione più complesse e organizzate. Anche l' architettura ne risente, si passa dai semplici ripari a costruzioni più complesse e di maggiore efficacia per ciò che attiene la sicurezza e la comodità. Si comincia con l' edificazione dei Protonuraghi. Le genti che abitavano la Sardegna nell' Età del Rame collocavano il loro abitati prevalentemente in cima ad alture, e di sovente proteggevano gli abitati stessi con grandi muraglie megalitiche. Nella difesa dell' abitato erano predilette le parti più scoscese e più esposte ad eventuali aggressioni. Ne è testimonianza la muraglia megalitica di Baranta nel comune di Olmedo.


Probabilmente il nuraghe fu una evoluzione di questo tipo di architettura. Le popolazioni coeve alla Civiltà Nuragica non avevano ancora raggiunto un livello cosi alto di civiltà. Il nuraghe diverrà il simbolo identificativo di questa civiltà. La costruzione dei primi nuraghi passa attraverso l' evoluzione (alla fine del Neolitico) del magalitismo funerario. Dal dolmem a galleria (o anche ad Allèe Couvert), si passerà alla tipica costruzione megalitica prenuragica: LA TOMBA DEI GIGANTI.
Si è portati considerare il nuraghe come il monumento tipico rappresentativo della Civiltà Nuragica. E questo può anche essere vero. Infatti se fuori dall' isola si fa accenno alla Civiltà Nuragica, si sente dire " si il popolo che costruiva i nuraghi". Molto riduttivo, rispetto alla grandezza di questo grande popolo e a ciò che la sua civiltà ha sviluppato. La civiltà Nuragica ha sempre avuto una cultura propria assai radicata nel territorio. Solo con l' arrivo dei Fenici è iniziata la contaminazione. Ne sono prova la grande quantità di elementi messi a disposizione dai ritrovamenti fatti fino ad oggi. I bronzetti nuragici, arte piccola nelle forme ma grande nello stile e nella molteplicità dei soggetti raffigurati ne è una prova. Le ceramiche ricche nelle forme e nello stile decorativo, con decorazioni fini e accurate. I tanti oggetti di uso comune nella vita quotidiana, come le asce, le zappe ( un ricco deposito di questi oggetti è stato rinvenuto a Monti Nieddu presso Sarroch), gli spilloni e altri oggetti in bronzo, sono ugualmente una dimostrazione di quanto questo antico popolo fosse evoluto rispetto ad altri popoli coevi. Le Tombe dei Giganti e i Pozzi Sacri sono dei monumenti che danno la misura della grandezza di questo popolo. Non dimentichiamoci che ci riferiamo a circa 3.500- 3.000 anni fa. Probabilmente all' epoca questa civiltà era la più evoluta. La civiltà nuragica vera e propria ha inizio attorno al 1.800 a.C. quando sta giungendo alla fine la cosi detta "Fase di Bonnanaro", caratterizzata dal megalitismo funerario. Questa fase viene collocata nell' Età del Bronzo.

Tomba dei Giganti Coddu Vecciu
I PRIMI NURAGHI
Nella preistoria della Sardegna l' esigenza di difendersi, si sente maggiormente con l' inizio della Civiltà Nuragica. Quest' esigenza nelle genti prenuragiche non era particolarmente sentita. Una qualche forma di difesa comunque veniva messa in atto, ne è testimonianza la muraglia megalitica di Baranta presso Olmedo . Ma da chi dovevano difendersi ?. Probabilmente la difesa era mirata non tanto, alle genti che venivano dal mare, ma piuttosto ai vicini di territorio. La probabile organizzazione sociale era di tipo tribale o più verosimilmente vi erano dei clan famigliari. Il territorio dove si coltivavano i campi, dove si estraevano i metalli andava difeso in modo più efficace rispetto al passato. La costruzione dei nuraghi nasce da queste nuove esigenze. Per la costruzione dei nuraghi sono stati usati dei blocchi di pietra, squadrati, appena abbozzati o grezzi (specie nei primissimi nuraghi). La squadratura dei blocchi di pietra e stata effettuata su quasi tutta la totalità degli nuraghi che sono stati edificati nell' Età del ferro. Altro aspetto riguardante l' esecuzione della squadratura, è che la dove le pietre a disposizione erano più "MORBIDE", quindi di più facile lavorazione, i blocchi sono stati squadrati. Dove invece le pietre disponibili erano più "DURE", i blocchi o sono grezzi o sono appena abbozzati. La forma dei nuraghi è tronco conica. I blocchi sono disposti con grande maestria in circolo a formare pareti inclinate. La parte superiore e chiusa da una finta volta detta a "thòlos". Osservando un nuraghe (specie a singola torre) dall' alto non si può fare a meno di notare la perfetta circolarità della struttura. Anche da una osservazione frontale si osserva la regolarità e uniformità di inclinazione delle pareti. Ciò presupone che da parte dei nuragici vi fosse la conoscenza di regole geometriche. Altro aspetto dei nuraghi è la staticità della struttura. Vi sono dei nuraghi che sono sati eretti in posizioni davero impervie, dove l' equilibrio statico è messo a dura prova, eppure a distanza di milleni questi superbi e maestosi monumenti sono ancora li a testimoniare la grandezza del popolo che li ha eretti. Il nuraghe Antigori di Sarroch  ne è una dimostrazione. La il nuraghe nonostante sia posizionato su un costone scosceso del colle è amcora perfettamente intatto. L' opera di distruzione dei nuraghi è da attribuire più  alla mano umana che ad altro. Nel corso dei secoli, molti nuraghi sono stati demoliti  in parte o del tutto per costruire ponti chiese edifici, muri di recinzione e latro. La parte interna del nuraghe può essere disposta in più piani, accessibili tramite una scala elocoidale ricavata all' interno delle mura. Sempre nella parte interna possono esserci delle nicchie ricavate nelle mura, o anche disposte ad una altezza superiore al piano di calpestio. Il nuraghe man mano che la Civiltà Nuragica si evolveva, ha assunto una struttura architettonica sempre più complessa. Alla singola torre si sono affiancate una o più torri. Talvolta le torri venivano circondate da una muraglia esterana e distante dal nucleo centrale come nel caso del nuraghe Su Nuraxi di Barumini. Spesso anesso al nuraghe vi era un villaggio di capanne, di cui oggi in alcuni casi se ne può osservare la presenza: Seruci e Barumini i più noti.

Nuraghe Losa Abbasanta
QUALE ERA LA FUNZIONE DEL NURAGHE ?
Non possiamo sapere con certezza quale fosse la funzione dei nuraghi. I nuragici non conoscevano la scrittura e purtroppo non ci hanno lasciato nessuna attestazione scritta. Gli studiosi propendo essenzialmente per tre ipotesi. La prima e più probabile, (che anche io condivido), è che avessero una funzione di dimora per la personalità di più alto rango del territorio, ma allo stesso tempo fosse anche un luogo dove tutta la comunita si poteva rifuggiare e difendersi in caso di minacce. Il nuraghe potrebbe essere stato addibito a luogo di culto. Per avvallare questa ipotesi i ritrovamenti fino ad oggi fatti non hanno consegnato elementi sufficienti. Altra ipotesi assai meno probabile e che fosse un monumeento sepolcrale per i dignatari e gli eroi. Qualunque fosse la funzione, il nuraghe, con la sua maestosità, la sua imponenza e il suo carico di mistero, è lì a rappresentare la grandezza di un grande popolo.
Bronzetto nuragico raffigurante una navicella