domenica 27 ottobre 2013

Il nuraghe complesso Mereu a Sarroch.

di: Vinci  Angelo         
                                         
  
Nuraghe Mereu camera superiore del mastio
Nel comune di Sarroch (centro abitato dell' hinterland di Cagliari sulla costiera occidentale)   le testimonianze della protostoria e della preistoria sarda sono innumerevoli e di grande interesse. Non mancano le Tombe dei Giganti, sepolture della fase Culturale di Monte Claro e tanti nuraghi. I due nuraghi maggiormente conosciuti sono il Nuraghe Antigori (con annesso villaggio) e il Nuraghe Sa Domu e S' Orchu. Sono due nuraghi sottoposti a campagne di scavo approfondite  dirette da grandi archeologi. Il Nuraghe  Domu de s' Orchu subì la prima opera di scavo approfondito nel 1924  da parte Antonio Taramelli. Nel 1980 la Ferrarese Cerruti effettuo lo scavo del Nuraghe Antigori. Questi due nuraghi hanno restituito reperti importanti, in particolare ceramiche micenee. Il Nuraghe Mereu è il meno conosciuto, anzi oserei dire quasi sconosciuto ai più. Eppure questo nuraghe è quello che a mio giudizio    ha avuto un ruolo preminente nel territorio. Non vi è dubbio che sia il nuraghe presente nel territorio con la maggior estensione planimetrica. La posizione del nuraghe rispetto al territorio, la grandezza in termini di mole, la particolare struttura architettonica, ci induce ad ipotizzare che fosse  il centro di potere di un cantone o quantomeno di un gruppo di nuraghi. Nel territorio di Sarroch la concentrazione dei nuraghi è alta, come pure tra Pula e Domus de Maria. Per la maggior parte dei casi di tratta di piccoli nuraghi e non tutti in buono stato di conservazione. La visuale  dal nuraghe è  a 360°. Da questo punto si poteva controllare tutto il territorio circostante. L' ipotesi che questo nuraghe fosse il "capoluogo" di un cantone viene rafforzata  analizzando la presenza dei nuraghi nell' area vasta che va da Sarroch fino a Teulada e da Sarroch fino a Cagliari e il suo hinterland occidentale. Da tale analisi si evince  che la presenza di  nuraghi imponenti e complessi come il nuraghe Mereu si riduce allo stesso nuraghe Mereu. D' altronde una delle ipotesi  maggiormente  sostenute sulla strutturazione della società nuragica è proprio la suddivisione in cantoni. Il capo cantone ovvero colui che deteneva il potere, risiedeva con la sua famiglia in un nuraghe maestoso e plurilobato . Ogni cantone aveva una sua sede o capitale se cosi la vogliamo chiamare, dove risiedeva il capo cantone che potremo anche chiamarlo principe. Il nuraghe che era la dimora come detto di colui che stava a capo del cantone solitamente era imponente e   con più torri. Se andiamo ad analizzare la dislocazione di nuraghi complessi tranne che in  alcuni casi, non li troviamo molto vicini l' un l' altro proprio perché stavano al centro di un sistema di nuraghi "minori". Tornando al Nuraghe Mereu ciò che si evidenzia subito non appena si giunge sul luogo,  è la folta vegetazione che avvolge quasi fino a farlo scomparire il  nuraghe. Il nuraghe ci appare come un imponente cumulo di massi con il solo mastio che è ben evidente. La  distribuzione degli stessi massi è disomogenea e risulta più accentuata in alcuni punti e  meno in altri. Questo è l' impatto visivo immediato.  Dal  punto di vista strutturale la realtà è ben diversa e impressionante. Dico questo perché anche dopo l' ultimo sopraluogo fatto non meno di 20 giorni fa, ho rafforzato la mia ipotesi secondo la quale   il residuato è ancora notevole, e in parte si trova ricoperto dal materiale  di crollo.

Parte svettante del mastio
Lo svettamento della torre centrale che ho misurato nella parte più alta è di 4,10 mt., mentre il diametro è di circa 9,50 mt. (misurazioni effettuate senza l' aiuto di altri, quindi potrebbero anche variare  in difetto o in eccesso). La torre centrale presenta la tholos crollata, con   il relativo materiale di crollo   riversato all' interno, che è andando  a ricoprire il pavimento della camera superiore. Che la torre abbia due camere è certo. La certezza  di ciò  si ha se osserviamo il dislivello esistente tra lo svettamento della torre centrale e il cumulo di pietre alla base della torre NORD. Occorrerebbe una misurazione accurata per determinare l' entità del salto di quota, ma "a occhio"  credo che il dislivello sia  tra  10 e 12 mt. Chiaramente se questo è il dislivello sottratti i 4 mt. del residuato della torre centrale che ancora è visibile rimangono 6 o 8 mt. che possono essere riferiti all' altezza della camera inferiore. Da aggiungere che la camera superiore per come si presenta attualmente è da considerarsi  con un residuato dell'  70-80 % della sua altezza totale. Le camere superiori sono sempre  più basse delle inferiori. La torre centrale ha una particolarità che si nota subito come si arriva in cima alla torre. La camera  risulta decentrata verso Nord/Ovest rispetto al piano della torre stessa. Sul lato Ovest della camera superiore si apre un' apertura a sezione ogivale con altezza all'apice di circa 1,50 mt. Questa era l' apertura che immetteva nella camera accedendo dalla scala intramuraria che non è visibile a causa del materiale di crollo che la ostruisce. A Nord e Ovest si evidenziano residuati di paramenti murari, non molto consistenti a dire il vero. Da notare che hanno una tendenza al profilo verticale. Questa caratteristica strutturale del paramento murario  non è tipica della struttura di un nuraghe, che viceversa già dai primi filari tende ad avere un profilo aggettante verso l' interno.
Massi del raccordo murario
Potrebbe trattarsi di una struttura  che  portava allo stesso livello della zona Sud e Est  questa parte  su cui poi erigere le torri che sono individuabili a Nord e Ovest. Non può essere considerata parte del raccordo murario tra le torri, perché un tratto di tali mura è ben visibile  tra le torri E e  D. La lunghezza da me rilevata di questo tratto murario di raccordo   è di 9.00 ed è costituita da conci di medie e grandi dimensioni. Come ho detto il nuraghe è coperto dalla vegetazione, e ciò ne rende difficoltosa l' esplorazione, ma c' è un' altra condizione che non facilita l' individuazione sul piano planimetrico della disposizione del nuraghe: è il pietrame sparso un po' da per tutto. La disposizione planimetrica  mostrata nel disegno sottostante, è stata  ricavata dopo l' ultimo sopraluogo  nel nuraghe.
Le torri che in qualche modo si riescono ad individuare sono quattro; la B, C, D, E. La torre A sembrerebbe essere presente con un residuato sotto un cumulo di pietrame che è presente  nel punto in cui ho collocato la torre nella planimetria. Il cortile individuabile sul lato Est si presenta come una leggera depressione in un cumulo esteso di pietrame. Il lato Est è il latto che presenta un crollo più accentuato della struttura. Il nuraghe e stato edificato con blocchi di andesite in buona parte con leggera sbozzatura. I conci sono di media e piccola grandezza. Sul lato dalla torre D parte un muro a secco che si inoltra lungo il pendio del colle per circa 150-200 mt.. Questo muretto è stato realizzato  "smontando" la parti alte del nuraghe. Era una pratica in uso un po' su tutto il territorio isolano che aveva come fine ultimo il riutilizzo del pietrame come materiale da costruzione. Un aumento di questa pratica si ebbe allor quando i regnati Sabaudi  con l'  editto delle chiudende emanato da dal re Vittorio Emmanuele I ( "Regio editto sopra le chiudende, sopra i terreni comuni e della Corona, e sopra i tabacchi, nel Regno di Sardegna"),  autorizzarono  la recinzione dei terreni, introducendo di fatto la concezione di proprietà privata. Una vecchia tradizione  che persisteva dal periodo giudicale,  che   considerava  di proprietà collettiva tutte le aree rurali.
Muro a secco realizzato con i massi del nuraghe
A Ovest circa 10-15 mt. dal nuraghe sono presenti tre grossi cumuli di pietra di forma rettangolare  e  alti non più di 50-70 cm . I cumuli ad un primo esame (difficoltoso analizzarli in modo approfondito in quanto avvolti dalla fitta vegetazione) sembrerebbero esser stati realizzati dagli stessi che hanno realizzato il muro a secco. Potrebbero essere delle riserve di pietrame per la costruzione del muro a secco. In uno di essi su un lato corto pare sia presente una sorta di porta e un breve andito e presenta una depressione al centro, con un abbozzo di mura esterne. Forse si tratta di una capanna. Nelle  immediate vicinanze del nuraghe è presente  un luogo di sepoltura, che certamente fu al servizio dello stesso nuraghe. A circa una trentina di metri dalle ultime pietre del crollo sul crinale del lato Nord è presente una Tomba dei Giganti. Si presenta completamente avvolta dalla fitta vegetazione che ne ha inglobato la struttura e ciò ne pregiudica l' individuazione immediata. Realizzata come il nuraghe in andesite, non si trova in buono stato di conservazione. Manca  del tutto la copertura, mentre il resto della struttura è ben identificabile. Le pareti interne sono formate da lastre di  dimensioni medie di 1,10 x 1,40 mt.. L' ingresso alla tomba è con esedra e architrave. La valorizzazione e il recupero di questo nuraghe è importante, non solo perché come detto in precedenza è l' unico che in ambito territoriale ha caratteristiche architettoniche e strutturali uniche. Se al piano di recupero che ne permetta una più facile fruibilità, si affianca una campagna di scavo, si avrebbero conferme  maggiori sui rapporti con la Civiltà Micenea. Ciò che intendo affermare è che il ritrovamento di ceramiche Micene (possibilissimo visto la scarsa attività di scavo e il residuato ancora notevole: la camera inferiore del mastio è praticamente inesplorata) in questo nuraghe confermerebbe che i contatti tra i nuragici della zona e Micenei era assiduo e costante. Resta sempre il grosso e annoso problema dei costi di una campagna di scavi. Chi può finanziare una campagna di scavi che certamente non può essere breve??? Purtroppo sono pochi i privati  che si avventurano in finanziamenti che non ha un rientro a breve termine. Le casse pubbliche languono,  a mala pena riescono a provvedere al mantenimento del patrimonio archeologico esistente.

Tomba dei Giganti Mereu
Il nuraghe si raggiunge percorrendo la S.S. 195 Sulcitana. Al semaforo di Villa San Pietro si svolta a sinistra  provenendo  da Cagliari  a destra provenendo  da Pula,  si percorre la strada che porta al porto di Pedesali, e dopo qualche chilometro si svolta a destra per Porto Columbu, dopo circa 300 metri si imbocca una strada sterrata in leggera salita che conduce  a un ampio spiazzo dove si può parcheggiare l' auto. Percorrendo un sentiero che parte dal parcheggio si raggiunge il nuraghe.

Residuato torre B




martedì 8 ottobre 2013

La Cultura di Bonnanaro ultima fase culturale prenuragica.

di: Vinci  Angelo                                                 
  


Domus de Janas Corona Moltana a Bonnanaro
Prima che iniziasse a svilupparsi la Civiltà Nuragica a partire dal Neolitico Antico, vi fu un susseguirsi di fasi culturali caratterizzate in modo particolare dalla produzione di vasellame. L' ultima di queste fasi   fu la Cultura di Bonnanaro (prende il nome dal centro abitato in provincia di Sassari, dove furono fatti i primi ritrovamenti). Le  fasi culturali  prendono il nome dal luogo ove furono rinvenuti dei manufatti che prima di allora non furono rinvenuti altrove. Con ciò non si intende che quella specifica fase culturale abbia avuto inizio in quel luogo, ma bensì che in quel luogo si ebbero le prime testimonianze.  I ritrovamenti posteriori fatti in altri luoghi  che restituiscono manufatti identici a quelli rinvenuti in questo specifico luogo vengono fatti risalire a questa fase. Nel territorio di Bonnanaro avvenne quanto sopra esposto. Nella Domus de Janas Corona Moltana,  furono ritrovati dei vasi di tipologia e forma che non avevano riscontro nei precedenti ritrovamenti.   In questa fase culturale la produzione di vasellame subì un notevole incremento. Anche  le tipologie divennero più varie. Il numero di vasi e manufatti in terra cotta che le sepolture riferibili a questa fase, ci hanno restituito è  assai abbondante. La Cultura di Bonnanaro si sviluppo tra il Bronzo Antico e il Bronzo Medio (2.200- 1.800 a.C.). Questa fu l' ultima fase culturale prima della nascita della Civiltà Nuragica. Probabilmente si svilupparono da essa i primi embrioni della grande Civiltà Nuragica. Una supposizione che può essere avvalorata dall' analisi delle ceramiche del periodo finale della Cultura di Bonnanaro e del periodo iniziale della Civiltà Nuragica. Le ceramiche di questi due periodi in molti casi presentano delle similitudini. Ciò avviene anche nel confronto tra la Cultura di Bonnanaro e la precedente Cultura del vaso Campaniforme.  Similitudini che si osservano nelle forme dei vasi e nei corredi funerari.   Questo aspetto può fare naufragare l' ipotesi che taluni avanzano, secondo cui furono  genti venute chi sa da dove a sviluppare la Civiltà Nuragica. Credo  sia più plausibile che  vi sia stata una continua evoluzione culturale nelle genti che risiedevano nell' isola da lungo tempo,  a sviluppare la Civiltà Nuragica. La Cultura di Bonnanaro è stata la cultura prenuragica che più di ogni altra si è estesa su tutto il territorio isolano con alcune concentrazioni maggiori in  specifiche zone. Vi è un' altra  cultura coeva alla Cultura di Bonnanaro    che con essa presenta  alcune affinità.


Vaso rinvenuto a Polada  nel Bresciano    
Questa cultura è la Cultura di Polada. I primi manufatti furono rinvenuti la prima volta nella omonima località nel Bresciano. Una differenza con la Cultura di Bonnanaro la si riscontra negli insediamenti abitativi che sono su palafitte. Come già accennato la peculiarità della Cultura di Bonnanaro sono le ceramiche. I ritrovamenti fatti nelle sepolture sono numericamente consistenti, ma altrettanto consistente è la varietà di forme del vasellame. Questo ci indica che furono ricercate sempre più delle forme che fossero funzionali alle esigenze di vita quotidiane. Il colore dell' impasto delle ceramiche è più scuro  e grossolano rispetto alle culture precedenti. Altra caratteristica è la pressoché assenza di decorazioni.

Vaso Tripoide
 Per la prima volta fanno la comparsa dei recipienti insoliti come i grandi vasi a collo e dei vasetti detti a "calamaio". Una particolare tipologia di vaso rinvenuto con molta frequenza è il "Vaso tripoide", che non è altro che un grosso ciotolone, che nel punto in cui si incontrano fondo e parete presenta dei piedi in forma trapezoidale. Questa tipologia era presente anche se in misura minore nelle precedenti culture. Questo tipo di vaso andrà  perso alla fine  del bronzo medio. Nelle sepolture riferibili a questa fase culturale sono stati rinvenuti numerosi brassard. Cosa sono i brassard ? Sono degli elementi in pietra di forma rettangolare che presentano dei fori sui lati brevi. Secondo una opinione assai diffusa pare servissero agli arcieri per proteggere il braccio nel momento di scoccare la freccia. Questi elementi litici sono stati rinvenuti nelle sepolture, ma fatto strano, non sono state rinvenute punte di frecce. A dire la verità a parte i brassard non sono stati rinvenuti altri oggetti litici. Che spiegazione si può dare ad una simile anomalia ? Una possibile motivazione può essere che facessero parte del corredo funebre di un individuo di alto rango, come un capo villaggio o un capo guerriero. Forse tale oggetto era un distintivo dei suddetti soggetti e accompagnava il defunto come consuetudine in quei tempi nell' oltretomba. Una ipotesi non meno plausibile è che queste genti costruissero le punte delle frecce con materiali deperibili come ossa o legni duri come il ginepro. Se cosi fosse le frecce non sarebbero potute arrivare ai nostri giorni integre. Stranamente pur essendo in piena Età del Bronzo gli oggetti in metallo ritrovati  non sono numerosi. Dei pochi ritrovamenti di strumenti in metallo fanno parte: lesine punteruoli, pugnali spade. Per la  Cultura di Bonnanaro  i ritrovamenti sono avvenuti essenzialmente nei contesti sepolcrali. 
Non abbiamo per altri contesti diversi da quello sepolcrale molte testimonianze, specie del contesto abitativo. Questa lacuna non ci permette di conoscere gli strumenti di metallo usati nella vita quotidiana. Sicuramente l'oggettistica in metallo era presente, ma non era presente nel corredo funerario. Grazie ad un ritrovamento di armi fatto in una Domus de Janas presso Decimoputzu sappiamo che tipo di armi erano in uso. In questa tomba sono stati rinvenuti spade e pugnali in rame con lunghezza che va da 31 a 72 CM. Le spade presentano l' estremità  dalla parte dell' impugnatura arrotondata. Un particolare interessante è la presenza nella parte arrotondata di  numerosi chiodi. Chiodi che presumibilmente servivano al fissaggio del' impugnatura fatta con un materiale deperibile come il legno o osso. Le genti della Cultura di Bonnanaro non seppellivano i morti esclusivamente nelle Domus de Janas, ma anche in grotte naturali e sporadicamente in casse litiche realizzate con lastroni di pietra. 
Nel nord della Sardegna erano maggiormente utilizzate le Domus de Janas. A tal proposito è assai probabile che le genti di questa cultura furono gli ultimi ad utilizzare le   Domus de Janas della Cultura di Ozieri. Una testimonianza dell' utilizzo delle Domus de Janas della Cultura di Ozieri, ci viene dalla necropoli  di Su Crocifissu Mannu presso Portotorres.  Le genti della Cultura di Bonnanaro dopo aver utilizzato le tombe di questa necropoli ne sigillavano l' ingresso e ciò ha permesso che arrivassero fino ai nostri giorni i corredi funerari al completo consentendoci  di avere una visione  più  chiara dei riti funerari. Le grotte naturali furono maggiormente utilizzate nel Nuorese e nel Sulcis. Come detto in precedenza questa fu l' ultima cultura prenuragica, la sua fase fini con la nascita della Civiltà Nuragica.  Nulla vieta di ipotizzare che l' embrione della Civiltà Nuragica fosse già in fase di sviluppo nella fase finale della cultura di Bonnanaro. 


Spade in rame rinvenute a Decimoputzu