lunedì 26 agosto 2013

Eleonora d' Arborea l' eroina della Sardegna.

di: Angelo  Vinci



Eleonora d' Arborea
Eleonora rappresenta per i sardi e non solo la figura più rappresentativa del periodo giudicale. Ha incarnato con ostinata determinazione, con caparbietà e con il  piglio di una grande condottiera il sogno dei sardi ad avere  uno stato indipendente. Nell' immaginario collettivo  rappresenta "l' unità nazionale dei sardi". Eleonora cerco di trovare tra i sardi  unita e  aspirazione ad avere uno stato che includesse tutto il territorio isolano. Unita che fino ad allora mancava o quantomeno era assai blanda. La cerco con l'  opera di persuasione della sua politica  nei confronti dei sindaci e dei maggiorenti delle città e dei villaggi annessi al giudicato. Chi era Eleonora ?. Quando e dove nacque ?. Quale fu la sua giovinezza ? Le informazioni sui primi periodi di vita  sono scarne e frammentarie. Per ciò che attiene alla nascita e alla giovinezza sono confuse. Divengono più numerose dal momento in cui assunse la guida del giudicato alla morte del fratello Ugone. Non si conosce la data esatta della sua nascita: si suppone che sia avvenuta nell' anno 1.340 o nel 1.348.  Sappiamo di certo che era minore del fratello Ugone (futuro giudice)  primogenito di Mariano IV. Sappiamo anche che aveva due sorelle più giovani di lei. Le carte dell' epoca attestano in modo indiretto la presenza di Eleonora il 20 Dicembre 1.354. Tra le due date di nascita 1.340 e 1.348 è probabile che sia da ritenersi più attendibile la seconda. Abbiamo un nuovo documento dal quale si evince che Amerigo IV di Narbona consorte di Beatrice (una delle sorelle di Eleonora) faceva espressamente richiesta al re d' Aragona Pietro IV (che era re anche del regno di Sardegna e Corsica ) il diritto del proprio figlio primogenito Arrigo, alla successione al trono giudicale del defunto Mariano IV. Amerigo di Narbona arrogava per suo figlio tale diritto, in presupponenza di una chiara indicazione a suo dire fatta dal suocero Mariano IV. Se ciò è vero (come il documento lascia supporre) Eleonora non sarebbe la secondogenita di Mariano IV e Timbora de Rocaberti (sua consorte) ma bensì la terzogenita. Questo aspetto oltretutto contribuirebbe a far chiarezza sul reale luogo di nascita. Una ipotesi condivisa da molti analisti storici è che Eleonora sia nata in Catalogna precisamene a Molins de Rei tra il 1.346 e il 1.347 durante il lungo soggiorno di Mariano IV in Catalogna. La lettura di questo nuovo documento, in cui Amerigo IV di Narbona fa richiesta al sovrano aragonese, affinché venga  riconoscimento il diritto al trono giudicale per il proprio primo genito,  potrebbe fare avanzare una nuova ipotesi che collocherebbe il luogo di nascita  a Oristano (capitale del giudicato) nel periodo in cui   suo padre Mariano IV  era già salito sul trono giudicale. Ipotesi che credo debba essere presa in seria considerazione. Eleonora sposo Brancaleone Doria esponente della potente casata genovese dei Doria che in terra sarda aveva vasti possedimenti. La casata dei Doria  fondo le città di Alghero e Castelgenovese (attuale Castelsardo).



Nozze di Eleonora d' Arborea con Brancaleone Doria
Come per la nascita anche per il matrimonio non vi è chiarezza sulla data. Sono presi in esame due intervalli: tra il 1.366-1.367 e tra il 1.373-1.376. Dal matrimonio con Brancaleone Doria nacquero due figli: Federico e Mariano. Come precedentemente accennato della prima parte di vita di Eleonora si sa ben poco. La prima notizia diretta che la riguarda è del 25 giugno 1.355. In tale data Pietro il Cerimonioso re d' Aragona in una missiva indirizzata al giudice d' Arborea Mariano IV, nel tentativo di ricomporre l' alleanza che andava deteriorandosi  tra gli Arborea e i catalano-aragonesi propose al giudice Mariano IV di inviare in ostaggio il primogenito Ugone o in alternativa  la figlia Eleonora oppure  l' altra figlia Beatrice. Le due figlie di Mariano IV  avrebbero dovuto, secondo il volere del re prendere marito a Barcellona. Mariano IV non prese in considerazione la richiesta  del re d' Aragona.  Il re accantono il progetto  e non invio ulteriori richieste. Non abbiamo disponibile la motivazione con cui il re non insistette. Sappiamo solo che non passo molto tempo affinché  Mariano IV riprendesse la guerra contro gli Aragona. Fu in questo contesto che Mariano IV vide nella famiglia Doria (che già fortemente contrastava e mal sopportava la presenza nell' isola degli Aragonesi) un valido alleato per il proseguo della guerra. Per rafforzare questa alleanza diede in sposa la figlia Eleonora all' esponente di maggior spicco dei Doria; Brancaleone. Brancaleone aveva ottenuto il titolo nobiliare, e cosa assai importante,  gli venne riconosciuta la legittimità dei sui possedimenti nell' isola. Brancaleone fu da subito al fianco degli Arborea e prese parte assieme al cognato Ugone all' assedio della città di Sassari. Fu ostaggio dei Catalano-Aragonesi e passo molti anni prigioniero nella torre di San Pancrazio a Cagliari (ormai in mano aragonese). Dopo la liberazione da parte degli aragonesi, e il ritorno ad Oristano sembrerebbe (il condizionale è d' obbligo non essendoci nessuna prova documentale  ma solo indizi che inducono a questa ipotesi) che abbia preso in mano le sorti del giudicato d' Arborea non con prepotenza, ma in sostituzione della consorte Eleonora che si sarebbe fatta in disparte volontariamente assumendo un ruolo di secondo piano. Questo aspetto lo tratterò più avanti. Sull' età in cui Eleonora si sarebbe sposata si ipotizza fosse a  15 anni. Età che in epoca medioevale era l' età tipica per una donna per contrarre matrimonio. Nei documenti ufficiali e in altri documenti si accenna sempre al giudicato. Ma i giudici consideravano il giudicato un regno vero e proprio. Il Giudice Mariano viene rappresentato con la corona reale in testa. Quindi anche Eleonora è da considerare una vera regina seppur reggente.



Mariano IV con la corona
Eleonora sali sul trono d' Arborea dopo la tragica morte per mano dei suoi  sudditi del fratello Ugone giudice regnante per diritto di successione al padre Mariano IV. L'  ascesa al trono  da parte di Eleonora non fu diretta, ma in reggenza del figlio primogenito Federico successore legittimo al trono. Essendo Federico  in minore età, la reggenza del trono fu affidata alla mamma Eleonora sua tutrice. Come avveniva in altre casate regnanti del medio evo anche per gli Arborea  il  diritto alla successione era solo dei figli maschi.  Si procedeva in ordine di età e per linea diretta. Da  subito Eleonora mostro tutta la sua  tenacia e caparbietà nel cercare l' unita politica dell' isola. Era chiaro il suo intento: arrivare alla creazione di uno stato sardo. Si mosse con intelligenza nei confronti della corona d' Aragona. Scrisse una lettera alla moglie del  re d' Aragona Pietro IV chiedendogli di intercedere presso il consorte affinché avviasse una trattativa di pace tra i due regni. Pietro IV d' Aragona non gradi la mossa di Eleonora. Non prese minimamente in considerazione quanto per intercessione della consorte gli venne proposto. Al re d' Aragona non andò giù la modalità con cui venne  eletto il giudice d' Arborea. Il giudice fu eletto secondo le regole della Corona de Logu che prevedevano un giuramento di fedeltà assoluta  di tutti i sindaci e i maggiorenti delle città e dei villaggi annessi al giudicato. Fedeltà non al Re d' Aragona ma bensì al giudice d' Arborea. Questo aspetto dell' insediamento che prevedeva fedeltà assoluta al giudice, fu ritenuta da Pietro IV come un affronto alla propria sovranità su tutta la Sardegna. Quando il re d' Aragona Pietro IV seppe della morte del giudice Ugone III a seguito di una congiura, credette che la casata degli Arborea era invisa al popolo, che non era più in grado di controllare il giudicato. Trasse la conclusione che sottomettere definitivamente questa parte del territorio sardo (che tanto ostinatamente difendeva la propria indipendenza) sarebbe stato più facile. Conclusione azzardata e frettolosa. Con l' ascesa al trono di Eleonora  con la grande abilita militare del marito Brancaleone vennero annessi nuovi possedimenti strappandoli agli Aragona. La forte contrapposizione di Eleonora al re d' Aragona aveva come fondamento la  convinzione da parte dei giudici arborensi,  che  il giudicato d' Arborea non era da considerare in stato di sudditanza rispetto al regno d' Aragona. Il continuo guerreggiare tra i due stati, spinse Pietro IV nel 1.384 a tenere in ostaggio (come ho già accennato precedentemente) Brancaleone Doria tenendolo rinchiuso nella torre di San Pancrazio a Cagliari.  Lo avrebbe liberato solo se il figlio Federico  si fosse  consegnato agli Aragonesi. Ciò non avvenne, e la conseguenza fu  l' interruzione degli scambi commerciali, la cessazione delle trattative per la liberazione  dei rispettivi prigionieri. Con il consorte prigioniero  Eleonora si trovo senza la guida militare del giudicato, e fu per lei un banco di prova per le sue capacita di regnante  e condottiera. Nei territori del giudicato il malcontento si faceva sentire pesantemente, venti di rivolta montavano minacciosamente. Eleonora temendo per l' incolumità del figlio Federico lo fece soggiornare nel castello di Bosa ben protetto da una guarnigione. Nel 1.380 Eleonora con grande determinazione degna di una regina attenta alle sorti del proprio regno, fece arrestare il suo Major Camere Francesco Squinto che pare avesse cospirato per impadronirsi del giudicato. La morte del re d' Aragona Pietro IV fa cessare la pace stipulata a Cagliari il 24 gennaio 1.388. Pace che   fino ad allora era stata faticosamente tenuta in piedi. Federico il primogenito di Eleonora muore e gli succede il fratello Mariano, ma essendo costui in minore età Eleonora continua nella reggenza del giudicato. A Pietro IV d' Aragona succede Giovanni I°. Eleonora non rinunciò al sogno di vedere la sua Sardegna unita in un unico stato. Intrattenne rapporti politici con gli Aragonesi, ma allo stesso tempo si affido alla grande abilità militare del marito Brancaleone (che era tornato libero) per le operazioni militari mirate al consolidamento e a nuove acquisizioni di territori. Fu questo un periodo in cui sembrerebbe che Eleonora volesse cedere alle richieste del re aragonese visti i rapporti politi che riusciva a intrattenere con gli aragonesi. Aveva uno scopo ben diverso: tenere buoni gli Aragona. Buona parte del territorio sardo era sotto il dominio arborense; il sogno sembrava vicino al compimento. La pace  stipulata a Cagliari il 24 gennaio 1.388 aveva costretto il giudicato d' Arborea ad accettare clausole vessatorie che riducevano in modo considerevole l' estensione territoriale del giudicato. L' accordo di pace costrinse gli arborensi alla restituzione dei castelli  di Osilo, di Sassari, di Gattelli, del Sarrabus con il castello di Quirra, le città di Iglesias Sanluri e del Sigerro. Una notevole decurtazione del territorio giudicale. Rimasero in possesso di Brancaleone Doria Castelgenovese, Alghero,  Casteldoria e Monteleone. Questo per quanto attiene alla sovranità dei territori. Vi fu anche un accordo che riguardava la parte economica, che fu assai onerosa per il giudicato. Eleonora si impegnava al versamento di 12.000 lire come anticipazione del censo feudale che il giudicato non versava da 30 anni. Accettando questa clausola il giudicato di Arborea di fatto riconosceva la sovranità Aragonese e la conseguente sottomissione al re d' Aragona.
 Eleonora e i  suoi sudditi mal sopportarono questo stato di sudditanza. Fu questa la motivazione che fece riesplodere la guerra contro l' usurpatore iberico. Un ulteriore aggravio per le non fiorenti casse giudicali, fu la richiesta fatta a Brancaleone Doria  della restituzione di 22.000 fiorini d' oro per un prestito contratto dallo stesso Brancaleone. Le ostilità ripresero in pieno nel 1.392. Eleonora avendo nuovamente al suo fianco il consorte Brancaleone,  libero dopo anni di prigionia a Cagliari si defilo e  assunse un ruolo di secondo piano. Lascio che fosse Brancaleone a guidare il giudicato. Che Eleonora si fosse fatta in disparte lo si può dedurre dal comportamento degli emissari inviati ad Oristano dal re d' Aragona per fare le rimostranze al giudice d' Arborea in merito alla ribellione nei confronti del re d' Aragona. Ebbene non risulta che furono ricevuti dalla giudicessa reggente Eleonora, ma dal consorte Brancaleone Doria. Da ciò se ne può dedurre che alla guida del giudicato vi fosse Brancaleone. Inizia ora un lungo periodo di travaglio per il giudicato, che finirà con la fine dello stesso giudicato. Gli Aragonesi dovettero per un lungo periodo avere Brancaleone come unico interlocutore. Brancaleone Doria aveva una gran tempra di guerriero, la sua abilità militare era nota come pure le capacità di condottiero. Dopo  aver preso il posto di Eleonora alla guida del giudicato, riorganizzo le truppe giudicali e riapri le ostilità contro gli Aragonesi. Una spinta alla ripresa delle ostilità venne dal malcontento degli abitanti delle città e villaggi passati sotto il dominio aragonese. Queste popolazioni non accettarono mai l' accordo di pace del 1.388. Tutte le loro speranze di riscatto erano riposte sugli arborensi e su Brancaleone. Fu una speranza ben riposta, perché grazie alla tenacia,  al piglio alla determinazione di Brancaleone, buona parte di questi abitanti torno sotto il giudicato d' Arborea. Con soli 10.000 uomini, ma ben guidati Brancaleone riuscì a sconfiggere le truppe aragonesi, riconquistando quasi tutti i territori ceduti con l' accordo del 1.388. Ma  perché Eleonora  seppure marginalmente non partecipa alle vicende del regno giudicale ? La troviamo nel maggio del 1403 destinataria di una missiva inviatagli dal re d' Aragona Martino I°. Lettera nella quale il re gli chiedeva di concordare una tregua. Eleonora non rispose mai alla lettera del sovrano e le ostilità andarono avanti. Il re invio una seconda missiva del 23 giugno 1.403 in cui il re Martino I° chiedendo concordia scriveva  in catalano "Qui.s tract entre lo senyor ry e.l jutge d' Arborea e micer Branca Doria e.ls Sards", come si può notare di Eleonora nessun cenno; il referente è Brancaleone Doria.  Si può ragionevolmente supporre che al re d' Aragona fosse giunta la notizia che  Eleonora  aveva lasciato questo mondo consegnando alla storia il suo mito. Mori di peste qualche settima prima  di questa missiva.
Ciò che maggiormente ha contribuito al mito di Eleonora d' Arborea fu la determinazione e la tenacia con cui difese la sovranità del giudicato. La caparbietà, la lungimiranza politica, la sua attenzione verso uno stato giusto, ottennero un consenso mai venuto meno tra i maggiorenti delle città e dei villaggi giudicali. La sua instancabile opera di riordino degli ordinamenti giuridici culmino con l' emanazione della Carta de Logu (raccolta di leggi che è rimasta in vigore fino alla meta del 1.800). Durante il periodo in cui assunse la reggenza del trono giudicale pose freno alla delinquenza, vi furono meno atti di intolleranza verso la Corona de Logu. Intolleranze  che quando suo fratello Ugone III  prima di lei sali sul trono giudicale  aumentarono notevolmente,  fino al punto tale che fu ordita una congiura per ucciderlo. In Sardegna la "regina" Eleonora è vista come l' emblema dell' identità unitaria dei sardi. La figura identificativa della Sardegna medievale. La figura di "madre" ispiratrice di una Sardegna unita sotto un unico stato la  troviamo nel proemio della Carta de Logu in cui cita "La Repubblica Sardisca". Con definizione di Repubblica Sarda ha inteso testimoniare l' aspirazione unitaria che in quel tempo impregnava le coscienze dei sardi. Aspirazione che andò rafforzandosi dopo anni di confronto/scontro con gli aragonesi ritenuti invasori e usurpatori della sovranità del popolo sardo. Eleonora era una regina con il piglio della condottiera determinata, che non si pose mai in atteggiamento di soggezione nei confronti degli aragonesi.  Tenne testa agli aragonesi e in più occasioni li mise in difficoltà costringendoli al dialogo e al confronto politico. La Carta de Logu ha sicuramente contribuito in misura notevole alla creazione della figura del "sovrano giusto" verso il proprio popolo.


Piazza Eleonora a Oristano
Ad Oristano la capitale del giudicato d' Arborea vi è una piazza dedicata alla giudicessa, dove al centro della piazza troneggia la statua di Eleonora. Con una mano sostiene la stadera universalmente riconosciuto come simbolo della giustizia. Questo è un aspetto molto importante che da la misura di quanto la giustizia e la legalità fosse una forte peculiarità della sua personalità. Dopo la morte Eleonora non divenne da subito un mito.  Trascorse oltre un secolo prima che la sua figura venisse enfatizzata e assurgesse al ruolo di eroina della Sardegna Medievale. Il primo che lodo le sue virtù fu un' analista storico araganose  Jeronimo  Zurita che scrisse di lei  "NELL' AMBIZIONE DI DIVENTARE PADRONA ASSOLUTA DELL' ISOLA NON FU MENO ORGOGLIOSA DI SUO PADRE SUO FRATELLO E SUO MARITO".  Queste parole del Zurita  furono riprese in seguito da più autori che aggiungendo altri particolari contribuirono alla connotazione sempre più positiva della giudicessa. Alla fine del 1.500 uno tra i maggiori storici sardi Giovanni Francesco Fara scriveva di Eleonora "VIRILMENTE E CON GRANDI CAPACITA'  AMMINISTRO' E RINFORZO IL REGNO".  La definì anche "prudentissima e invictissima" scrisse di lei che "MORI CON GRANDE LUTTO E PIANTO DEGLI ARBORENSI".  Un autore aragonese Francesco Vico nel  scrivere l' opera "Historia General de la isla y reyno de Sardenya" rimarco anche" evidenzia la sua mancanza di lealtà nei confronti del re d' Aragona, ma le riconobbe il merito di aver emanato un codice di leggi come la Carta de Logu che rimase fondamentale anche per il regno di Sardegna sia in epoca Aragonese che Sabauda. Ma forse la maggior enfasi che Vico diede alla figura di Eleonora sta in queste parole "NON GLI MANCO NIENTE IN PRUDENZA, VALORE, BELLEZZA E ONESTA' PER ESSERE FAMOSA"  Il termine eroina venne usato per la prima volta verso la fine del 1.700 da Francesco Cetti nell' opera "Storia Naturale della Sardegna" . Il mito Eleonora da questo momento in poi cresce sempre più.  Nella sua figura si vuole identificare lo spirito di appartenenza a un popolo, l' emblema della coscienza unitaria. Un letterato sardo tra i più noti Giuseppe Dessi con spirito molto ironico arrivo ad affermare che la Sardegna in tutta la sua storia ha avuto solo due grandi uomini: Grazia Deledda  e  Eleonora d' Arborea. 
Vicino ad Oristano esattamente a non più di 15 Km in direzione sud si trova un centro abitato che nella toponomastica è indicato come Arborea. La denominazione attuale risale al 1.944  fu probabilmente data per rendere onore alla grande giudicessa Eleonora d' Arborea. Questa è una mia supposizione, visto che non risulta nessun documento che ne attesti  la motivazione. Arborea fu fondata dal regime fascista e inaugurata nel 1.928 dal re Vittorio Emmanuele. Gli fu assegnato il nome di Mussolinia. L' area su cui sorge e l' hinterland erano una vasta zona paludosa. Nel 1.911 fu deciso di procedere ad una portentosa opera di bonifica guidata dall' Ing. Dolcetta culminata con la realizzazione del villaggio in cui arrivarono molti coloni veneti. Ciò che colpisce il visitatore che arriva ad Arborea è lo stile prettamente montano delle abitazioni pur essendo in una zona pianeggiante.  Oggi Arborea è un fiorente centro agricolo e zootecnico.



Scorcio di Arborea



  

domenica 11 agosto 2013

LE CERAMICHE IN EPOCA NURAGICA


di: Angelo  Vinci



Varie tipologie di ceramica nuragica



LA CERAMICA   IN  EPOCA  NURAGICA
In tutti gli antichi popoli già dal Neolitico la ceramica  ha svolto un ruolo di primo piano nella vita quotidiana. La sua produzione ha assunto nel corso delle varie fasi evolutive delle antiche  civiltà forme tipologia e tecniche sempre più evolute. Come già era avvenuto  nelle culture prenuragiche, anche nel periodo nuragico la produzione di manufatti in ceramica continuo adeguandosi alle esigenze della vita quotidiana trovando nuove forme in risposta a ciò che la società dell'epoca richiedeva. In età nuragica l' economia aveva due perni su cui ruotava: agricoltura e allevamento. Questi due aspetti dell' economia nuragica  avevano una funzione primaria nel sistema economico: imprimevano una spinta alla produzione di manufatti in ceramica. Vi fu certamente una gran proliferazione della produzione di ceramiche,  che  migliorarono sempre più sia sotto l' aspetto decorativo che di forma, raggiungendo alla fine della Civiltà Nuragica forme e aspetti decorativi che le contraddistinsero  dalle altre ceramiche dei popoli coevi. Nel primo periodo dell' età nuragica le ceramiche non avevano forme molto elaborate,  ricalcavano in qualche modo le forme delle ceramiche delle culture prenuragiche. Le prime produzioni erano per lo più prive di decorazioni. Quando erano presenti erano decorazioni geometriche impresse o incise. La finitura era grossolana e mai liscia. Verso la fine dell' età del bronzo le ceramiche vennero migliorate nelle forme. Ne risenti anche la  finitura  che divenne più accurata nelle decorazioni. Le stesse decorazioni divennero  più varie. Ma ciò che maggiorente si evidenzia in questo periodo è la molteplicità di forme e tipologie. Si produssero: ziri, olle, vasi askoidi, lucerne, scodelle, tazze, pentole, tegami e perfino bollitori e fornelli. Una così vasta diversità di forme delle ceramiche ci aiuta a capire quali erano le esigenze di vita del popolo nuragico. Le accresciute complessità che presentava nel corso della sua evoluzione la Civiltà Nuragica spingevano quel popolo a "MODERNIZZARE" la produzione adattandola alle esigenze di vita. Se osserviamo le ceramiche per carpirne  l' aspetto tecnologico non possiamo fare a meno di notare che in funzione della fase cronologica presa in esame gli standard tecnologici sono più elevati. 


Tegame                                                   Tazza
Le ceramiche nuragiche sono uniche non si possono accostare minimamente alle ceramiche di altri popoli coevi. Le ceramiche nuragiche non lo si può negare hanno un gusto decorativo unico. Le  decorazioni  incise sono belle quanto o forse più delle ceramiche Micenee che al contrario hanno decorazioni dipinte. Sul finire dell' età del Bronzo e all' inizio dell' età del ferro le ceramiche subirono un notevole influsso innovativo per ciò che concerne  l' aspetto decorativo. Ciò è da porre in relazione con i contatti sempre più frequenti con i popoli coevi dell' area mediterranea. Le decorazioni in questo periodo sono di carattere geometrico molto ricche e raffinate, con impressione di cerchielli concentrici e linee sottili parallele.
Le tazze, i tegami, le olle, i bollitori e tutto il vasellame che attiene prevalentemente alla cottura o conservazione dei cibi,  viene interessato in modo marginale a questa nuova fase. 


Bollitori
Mentre i vasi usati per la mescita, la conservazione o il trasporto dei liquidi sono maggiorente interessati a questo nuovo aspetto decorativo. La produzione di questi vasi o brocche viene fatta con argille più "fini" meglio depurate che permettono una maggiore lucidatura della superficie del vaso, specie nella parte interna. Le bocche dette di tipo "askoide" a unica ansa sono molto raffinate nelle decorazioni. Possiamo affermare che in questo periodo la produzione di ceramica assunse grandi proporzioni. Da ritenere  probabile che vi fu esportazione di vasellame verso altre aree del Mediterraneo. Se guardiamo ai ritrovamenti  di ceramica nuragica fatti fuori dalla Sardegna non possiamo che averne una conferma. Ciò che appare chiaro è che le ceramiche nuragiche finché fu in auge la civiltà del popolo nuragico rimase ben definita nelle forme e nello stile rispetto alle  ceramiche di altre civiltà coeve. Solo verso la fine della civiltà nuragica nelle ceramiche cominciano ad apparire le prime decorazioni dipinte derivanti da influssi greci e fenici. In questo periodo specie le brocche assumono aspetti diversi e cominciano ad apparire le brocche con l' orlo lobato e la fiasca del pellegrino.

LE CERAMICHE NURAGICHE  FUORI DALLA SARDEGNA
Un po' ovunque in varie zone dell' area mediterranea si è attestata la presenza di ceramica prodotta nell' isola. Questi ritrovamenti possono condurre ad una nuova riformulazione delle ipotesi sui rapporti del popolo nuragico con gli altri popoli dell' area mediterranea e non solo. Negli ultimi anni nella penisola iberica, in prevalenza sulle coste sud che si affacciano sul Mediterraneo sono stati fatti numerosi ritrovamenti di vasi (75 è il dato che ho disponibile, ma possono a oggi essere in numero maggiore) di quasi certa produzione nuragica. Questi ritrovamenti aprono nuove prospettive sugli spostamenti dei sardi nuragici verso altri territori. Che tra le popolazioni della penisola iberica e il popolo nuragico vi fossero state frequentazioni è risaputo, ma che siano state cosi ampie da lasciare una cosi cospicua presenza di ceramica di produzione nuragica in territorio iberico non lo si ipotizzava affatto. L' origine nuragica di vasellame rinvenuto nella penisola iberica si basa essenzialmente su criteri di forma e di stile che riconducono a esempi simili rinvenuti in territorio sardo. 


Vaso Askoide
I vasi ritrovati sono quasi tutti di uso comune e di fattura grossolana, eccetto i vasi "askoidi" e le ciotole che presentano una maggior finitura. I vasi   askoidi presentano delle decorazioni fini e accurate . I vasi askoidi e le anfore si può ipotizzare che siano stati impiegati per il trasporto, la mescita o la conservazione delle derrate alimentari. I vasi o brocche askoidi sono del tutto simili a quelle ritrovate in Sardegna. Il primo ritrovamento di ceramica nuragica nella penisola iberica avvenne nel 2.000 e precisamente a Cadice. Fu rinvenuta una brocca askoide intatta e del tutto simile alle brocche rinvenute nei tanti siti nuragici del territorio sardo. Questa è la distribuzione  geografica dei ritrovamenti di ceramica nella penisola Iberica:

Bocche Askoidi:
Huelva= 17; Cadice= 1; Carambolo= 2; Malaga=1  TOTALE 21
Vasi a collo:
Huelva= 15; TOTALE 15
Ciotole:
Huelva=2; S. Bortolomè=1 TOTALE 3
Anfore S. Imberma:
Huelva=17; Las Chorroras=1; Toscanos=1 TOTALE 19
Teglie:
Huelva=7; Las Chorreras=1; Toscanos=1; Aldovesta=2 TOTALE 11
Bollitori:
Malaga=1 TOTALE 1
Doli:
Huelva=1 TOTALE 1
Altri vasi:
Huelva=3; Cadice=1 TOTALE 4

Come si può notare la maggior quantità di vasi è stata rinvenuta a Huelva. Altro aspetto è la tipologia dei vasi, in gran numero askoidi e anfore. Ciò induce ad ipotizzare che la presenza di tale tipologia di vasellame sia da attribuire ad una intensa  esportazione di   derrate alimentari dalla Sardegna alla penisola iberica. Questi scambi furono maggiormente  intensi nei primi secoli del 1° millennio a.C. I rinvenimenti di ceramica nuragica non sono limitati alla sola penisola iberica, ma interessano l' area dell' Egeo con Creta e Cipro, la Sicilia, Lipari. Un quesito è lecito porselo: furono i sardi nuragici a essere presenti in questi luoghi, o le ceramiche ritrovate fuori dall' isola furono portate dalle genti di quei luoghi al rientro dalla Sardegna ?. Ritengo che siano stati i sardi nuragici a portare le loro ceramiche fuori dall' isola. Vi sono dei fattori che possono dar forza a questa ipotesi. I nuragici erano grandi produttori di olio, vino, grano e come io credo, erano  degli abilissimi navigatori (prima dei Fenici i padroni del mare erano loro) portarono essi stessi (con i contenitori in ceramica da essi stessi prodotti) i prodotti sopra citati nei territori oggetto dei rinvenimenti.  Questa è una ipotesi assai plausibile. Sul territorio isolano sono scarsissimi i ritrovamenti di ceramiche di popoli coevi al popolo nuragico (eccetto le ceramiche Micene). Quindi se scarsi sono i ritrovamenti, scarsa era la presenza di quei popoli nell' isola. La storia della grande Civiltà Nuragica è misteriosa, affascinante. A ogni nuova scoperta entusiasma sempre più chi la studia.



      Vaso piriforme           Brocca Askoide              Vaso a bocca a orlo lobato
RITROVAMENTI DI CERAMICHE NURAGICHE IN SARDEGNA
I ritrovamenti di ceramiche sul territorio sardo sono numerosi. Non vi è sito archeologico riferibile al periodo nuragico ove non ne siano state trovate. In alcuni casi lo scavo stratigrafico ha restituito ceramiche che attraversano tutta la civiltà nuragica. Il nuraghe Antigori (nel comune di Sarroch) ne è un esempio. In questo nuraghe  fortunatamente i "tombaroli" non hanno effettuato molti scavi clandestini, conseguentemente   il materiale dei vari periodi si è conservato praticamente tutto. Rinvenimenti importanti sono stati fatti presso il nuraghe Palmavera (nel comune di Alghero), e nel villaggio annesso al nuraghe. Gli scavi hanno restituito una abbondante quantità di ceramiche. Prevalgono le ceramiche   nelle forme più consuete della produzione di vasellame nuragico: tegami; olle; scodelle: ziri: vasi askoidi; ciotole. Le ceramiche del nuraghe Palmavera, appaiono molto accurate nella forma e nelle decorazioni. Presentano un' argilla assai compatta e ben depurata e con una buona cottura. Da annotare che  alcuni vasi sono ingobbiati per renderli maggiormente impermeabili. La quantità dei vasi decorati è minima in rapporto al gran numero dei ritrovamenti. Le decorazioni non sono particolari ma ricalcano i motivi tipici della ceramica nuragica. Gli scavi hanno restituito uno strumento per la decorazione dei vasi,  che fino ad oggi è l' unico ritrovato nell' isola. Si tratta di uno stampiglio in osso per imprimere i cerchielli nei vasi. Sono stati rinvenuti scaldini costituiti da tazze carenate e alcuni fornelli in terracotta per la cottura dei cibi. Barumini è il sito archeologico che più di ogni altro attesta la grandezza della Civiltà Nuragica. Ciò è dovuto alla sua grandezza, al grande abitato annesso al nuraghe, ma  anche alla grande quantità di materiale rinvenuto nel corso degli scavi. Per ciò che attiene i materiali mi attengo esclusivamente alle ceramiche. In questo sito la quantità di ceramiche rinvenute è alta. Si va dai semplici vasi, alle olle, ai doli ai vasi askoidi a tutto il vasellame tipicamente usato in cucina. Sono state rinvenute delle pintadere (matrici per pani???). Il materiale ceramico presenta un' impasto non sempre rosso, ma in alcuni casi si ha una tendenza cromatica che va dal nocciola al rossastro,  al grigio, al nero carbone. I vasi askoidi sono decorati con anelli concentrici, linee a zig-zag, linee a spina di pesce o rombi concatenati. Sono perlopiù di buona fattura. Anche i vasi piriformi presentano una buona fattura e hanno decorazioni simili agli askoidi. E buona anche la presenza dei bollitori che talvolta sono provisti di coperchio. La produzione delle ceramiche è quasi esclusivamente locale. Altro sito di notevole importanza è il nuraghe Arubiu di Orroli. Questo nuraghe è un nuraghe di tipo complesso e si presenta in buono stato di conservazione,  anche il materiale ceramico rinvenuto è abbondante. Fino a oggi le campagne di scavo in questo nuraghe sono state 10. La gran massa di materiale ceramico rinvenuto è dovuta a ciò. La cronologia delle ceramiche va dal 1.300 a.C. all' inizio dell' età del ferro. Sono state rinvenuti olle a collo ingrossato, ciotole, fusaiole, tegami. Sono stati ritrovati frammenti di grossi doli che in buona parte erano provisti di grappe di piombo sicuramente poste per la riparazione. Sono stati rinvenuti dei tegami che parrebbero delle antipastiere, vasi a doppio collo, ciotole carenate. Tra i rinvenimenti di materiale fittile c' è da annoverare una pintadera. Non mancano i vasi detti a bollitore e le lucerne. Un vaso bi-ansato con ciotola di copertura è stato rinvenuto nel nuraghe Abucciu di Arzachena e al cui interno erano contenuti frammenti di lingotti di rame e  materiali bronzei. Nel nuraghe Genna Maria a Villanovaforru sono stati rinvenuti olle assai ben conservate,  un vaso fornello, anche esso ben  conservato e un vaso che sembrerebbe una saliera. Nel nuraghe La Prisciona di Arzachena sono stati rinvenuti delle brocche askoidi a bocca larga, che si presentano in buono stato di conservazione. Altre brocche askoidi sono state rinvenute a Sardara nel pozzo sacro di Santa Anastasia. Una di queste brocche presenta una decorazione plastica a spirale, mentre un' altra presenta decorazione a cerchielli sia nell' ansa che nel corpo brocca. Particolarmente belle sono le decorazioni presenti nei frammenti di anse di brocche askoidi, rinvenuti nel nuraghe Sant' Antine. Sono decorazioni geometriche impresse. Nel Nuraghe Sant' Antine i rinvenimenti di ceramica sono tanti come numerosi lo sono anche in altri siti di epoca nuragica. Elencarli tutti richiederebbe uno spazio enorme. Per apprezzarne la straordinaria bellezza consiglio due musei: il Museo Archeologico a Cagliari nella cittadella dei musei e il Museo Sanna di Sassari.