lunedì 26 agosto 2013

Eleonora d' Arborea l' eroina della Sardegna.

di: Angelo  Vinci



Eleonora d' Arborea
Eleonora rappresenta per i sardi e non solo la figura più rappresentativa del periodo giudicale. Ha incarnato con ostinata determinazione, con caparbietà e con il  piglio di una grande condottiera il sogno dei sardi ad avere  uno stato indipendente. Nell' immaginario collettivo  rappresenta "l' unità nazionale dei sardi". Eleonora cerco di trovare tra i sardi  unita e  aspirazione ad avere uno stato che includesse tutto il territorio isolano. Unita che fino ad allora mancava o quantomeno era assai blanda. La cerco con l'  opera di persuasione della sua politica  nei confronti dei sindaci e dei maggiorenti delle città e dei villaggi annessi al giudicato. Chi era Eleonora ?. Quando e dove nacque ?. Quale fu la sua giovinezza ? Le informazioni sui primi periodi di vita  sono scarne e frammentarie. Per ciò che attiene alla nascita e alla giovinezza sono confuse. Divengono più numerose dal momento in cui assunse la guida del giudicato alla morte del fratello Ugone. Non si conosce la data esatta della sua nascita: si suppone che sia avvenuta nell' anno 1.340 o nel 1.348.  Sappiamo di certo che era minore del fratello Ugone (futuro giudice)  primogenito di Mariano IV. Sappiamo anche che aveva due sorelle più giovani di lei. Le carte dell' epoca attestano in modo indiretto la presenza di Eleonora il 20 Dicembre 1.354. Tra le due date di nascita 1.340 e 1.348 è probabile che sia da ritenersi più attendibile la seconda. Abbiamo un nuovo documento dal quale si evince che Amerigo IV di Narbona consorte di Beatrice (una delle sorelle di Eleonora) faceva espressamente richiesta al re d' Aragona Pietro IV (che era re anche del regno di Sardegna e Corsica ) il diritto del proprio figlio primogenito Arrigo, alla successione al trono giudicale del defunto Mariano IV. Amerigo di Narbona arrogava per suo figlio tale diritto, in presupponenza di una chiara indicazione a suo dire fatta dal suocero Mariano IV. Se ciò è vero (come il documento lascia supporre) Eleonora non sarebbe la secondogenita di Mariano IV e Timbora de Rocaberti (sua consorte) ma bensì la terzogenita. Questo aspetto oltretutto contribuirebbe a far chiarezza sul reale luogo di nascita. Una ipotesi condivisa da molti analisti storici è che Eleonora sia nata in Catalogna precisamene a Molins de Rei tra il 1.346 e il 1.347 durante il lungo soggiorno di Mariano IV in Catalogna. La lettura di questo nuovo documento, in cui Amerigo IV di Narbona fa richiesta al sovrano aragonese, affinché venga  riconoscimento il diritto al trono giudicale per il proprio primo genito,  potrebbe fare avanzare una nuova ipotesi che collocherebbe il luogo di nascita  a Oristano (capitale del giudicato) nel periodo in cui   suo padre Mariano IV  era già salito sul trono giudicale. Ipotesi che credo debba essere presa in seria considerazione. Eleonora sposo Brancaleone Doria esponente della potente casata genovese dei Doria che in terra sarda aveva vasti possedimenti. La casata dei Doria  fondo le città di Alghero e Castelgenovese (attuale Castelsardo).



Nozze di Eleonora d' Arborea con Brancaleone Doria
Come per la nascita anche per il matrimonio non vi è chiarezza sulla data. Sono presi in esame due intervalli: tra il 1.366-1.367 e tra il 1.373-1.376. Dal matrimonio con Brancaleone Doria nacquero due figli: Federico e Mariano. Come precedentemente accennato della prima parte di vita di Eleonora si sa ben poco. La prima notizia diretta che la riguarda è del 25 giugno 1.355. In tale data Pietro il Cerimonioso re d' Aragona in una missiva indirizzata al giudice d' Arborea Mariano IV, nel tentativo di ricomporre l' alleanza che andava deteriorandosi  tra gli Arborea e i catalano-aragonesi propose al giudice Mariano IV di inviare in ostaggio il primogenito Ugone o in alternativa  la figlia Eleonora oppure  l' altra figlia Beatrice. Le due figlie di Mariano IV  avrebbero dovuto, secondo il volere del re prendere marito a Barcellona. Mariano IV non prese in considerazione la richiesta  del re d' Aragona.  Il re accantono il progetto  e non invio ulteriori richieste. Non abbiamo disponibile la motivazione con cui il re non insistette. Sappiamo solo che non passo molto tempo affinché  Mariano IV riprendesse la guerra contro gli Aragona. Fu in questo contesto che Mariano IV vide nella famiglia Doria (che già fortemente contrastava e mal sopportava la presenza nell' isola degli Aragonesi) un valido alleato per il proseguo della guerra. Per rafforzare questa alleanza diede in sposa la figlia Eleonora all' esponente di maggior spicco dei Doria; Brancaleone. Brancaleone aveva ottenuto il titolo nobiliare, e cosa assai importante,  gli venne riconosciuta la legittimità dei sui possedimenti nell' isola. Brancaleone fu da subito al fianco degli Arborea e prese parte assieme al cognato Ugone all' assedio della città di Sassari. Fu ostaggio dei Catalano-Aragonesi e passo molti anni prigioniero nella torre di San Pancrazio a Cagliari (ormai in mano aragonese). Dopo la liberazione da parte degli aragonesi, e il ritorno ad Oristano sembrerebbe (il condizionale è d' obbligo non essendoci nessuna prova documentale  ma solo indizi che inducono a questa ipotesi) che abbia preso in mano le sorti del giudicato d' Arborea non con prepotenza, ma in sostituzione della consorte Eleonora che si sarebbe fatta in disparte volontariamente assumendo un ruolo di secondo piano. Questo aspetto lo tratterò più avanti. Sull' età in cui Eleonora si sarebbe sposata si ipotizza fosse a  15 anni. Età che in epoca medioevale era l' età tipica per una donna per contrarre matrimonio. Nei documenti ufficiali e in altri documenti si accenna sempre al giudicato. Ma i giudici consideravano il giudicato un regno vero e proprio. Il Giudice Mariano viene rappresentato con la corona reale in testa. Quindi anche Eleonora è da considerare una vera regina seppur reggente.



Mariano IV con la corona
Eleonora sali sul trono d' Arborea dopo la tragica morte per mano dei suoi  sudditi del fratello Ugone giudice regnante per diritto di successione al padre Mariano IV. L'  ascesa al trono  da parte di Eleonora non fu diretta, ma in reggenza del figlio primogenito Federico successore legittimo al trono. Essendo Federico  in minore età, la reggenza del trono fu affidata alla mamma Eleonora sua tutrice. Come avveniva in altre casate regnanti del medio evo anche per gli Arborea  il  diritto alla successione era solo dei figli maschi.  Si procedeva in ordine di età e per linea diretta. Da  subito Eleonora mostro tutta la sua  tenacia e caparbietà nel cercare l' unita politica dell' isola. Era chiaro il suo intento: arrivare alla creazione di uno stato sardo. Si mosse con intelligenza nei confronti della corona d' Aragona. Scrisse una lettera alla moglie del  re d' Aragona Pietro IV chiedendogli di intercedere presso il consorte affinché avviasse una trattativa di pace tra i due regni. Pietro IV d' Aragona non gradi la mossa di Eleonora. Non prese minimamente in considerazione quanto per intercessione della consorte gli venne proposto. Al re d' Aragona non andò giù la modalità con cui venne  eletto il giudice d' Arborea. Il giudice fu eletto secondo le regole della Corona de Logu che prevedevano un giuramento di fedeltà assoluta  di tutti i sindaci e i maggiorenti delle città e dei villaggi annessi al giudicato. Fedeltà non al Re d' Aragona ma bensì al giudice d' Arborea. Questo aspetto dell' insediamento che prevedeva fedeltà assoluta al giudice, fu ritenuta da Pietro IV come un affronto alla propria sovranità su tutta la Sardegna. Quando il re d' Aragona Pietro IV seppe della morte del giudice Ugone III a seguito di una congiura, credette che la casata degli Arborea era invisa al popolo, che non era più in grado di controllare il giudicato. Trasse la conclusione che sottomettere definitivamente questa parte del territorio sardo (che tanto ostinatamente difendeva la propria indipendenza) sarebbe stato più facile. Conclusione azzardata e frettolosa. Con l' ascesa al trono di Eleonora  con la grande abilita militare del marito Brancaleone vennero annessi nuovi possedimenti strappandoli agli Aragona. La forte contrapposizione di Eleonora al re d' Aragona aveva come fondamento la  convinzione da parte dei giudici arborensi,  che  il giudicato d' Arborea non era da considerare in stato di sudditanza rispetto al regno d' Aragona. Il continuo guerreggiare tra i due stati, spinse Pietro IV nel 1.384 a tenere in ostaggio (come ho già accennato precedentemente) Brancaleone Doria tenendolo rinchiuso nella torre di San Pancrazio a Cagliari.  Lo avrebbe liberato solo se il figlio Federico  si fosse  consegnato agli Aragonesi. Ciò non avvenne, e la conseguenza fu  l' interruzione degli scambi commerciali, la cessazione delle trattative per la liberazione  dei rispettivi prigionieri. Con il consorte prigioniero  Eleonora si trovo senza la guida militare del giudicato, e fu per lei un banco di prova per le sue capacita di regnante  e condottiera. Nei territori del giudicato il malcontento si faceva sentire pesantemente, venti di rivolta montavano minacciosamente. Eleonora temendo per l' incolumità del figlio Federico lo fece soggiornare nel castello di Bosa ben protetto da una guarnigione. Nel 1.380 Eleonora con grande determinazione degna di una regina attenta alle sorti del proprio regno, fece arrestare il suo Major Camere Francesco Squinto che pare avesse cospirato per impadronirsi del giudicato. La morte del re d' Aragona Pietro IV fa cessare la pace stipulata a Cagliari il 24 gennaio 1.388. Pace che   fino ad allora era stata faticosamente tenuta in piedi. Federico il primogenito di Eleonora muore e gli succede il fratello Mariano, ma essendo costui in minore età Eleonora continua nella reggenza del giudicato. A Pietro IV d' Aragona succede Giovanni I°. Eleonora non rinunciò al sogno di vedere la sua Sardegna unita in un unico stato. Intrattenne rapporti politici con gli Aragonesi, ma allo stesso tempo si affido alla grande abilità militare del marito Brancaleone (che era tornato libero) per le operazioni militari mirate al consolidamento e a nuove acquisizioni di territori. Fu questo un periodo in cui sembrerebbe che Eleonora volesse cedere alle richieste del re aragonese visti i rapporti politi che riusciva a intrattenere con gli aragonesi. Aveva uno scopo ben diverso: tenere buoni gli Aragona. Buona parte del territorio sardo era sotto il dominio arborense; il sogno sembrava vicino al compimento. La pace  stipulata a Cagliari il 24 gennaio 1.388 aveva costretto il giudicato d' Arborea ad accettare clausole vessatorie che riducevano in modo considerevole l' estensione territoriale del giudicato. L' accordo di pace costrinse gli arborensi alla restituzione dei castelli  di Osilo, di Sassari, di Gattelli, del Sarrabus con il castello di Quirra, le città di Iglesias Sanluri e del Sigerro. Una notevole decurtazione del territorio giudicale. Rimasero in possesso di Brancaleone Doria Castelgenovese, Alghero,  Casteldoria e Monteleone. Questo per quanto attiene alla sovranità dei territori. Vi fu anche un accordo che riguardava la parte economica, che fu assai onerosa per il giudicato. Eleonora si impegnava al versamento di 12.000 lire come anticipazione del censo feudale che il giudicato non versava da 30 anni. Accettando questa clausola il giudicato di Arborea di fatto riconosceva la sovranità Aragonese e la conseguente sottomissione al re d' Aragona.
 Eleonora e i  suoi sudditi mal sopportarono questo stato di sudditanza. Fu questa la motivazione che fece riesplodere la guerra contro l' usurpatore iberico. Un ulteriore aggravio per le non fiorenti casse giudicali, fu la richiesta fatta a Brancaleone Doria  della restituzione di 22.000 fiorini d' oro per un prestito contratto dallo stesso Brancaleone. Le ostilità ripresero in pieno nel 1.392. Eleonora avendo nuovamente al suo fianco il consorte Brancaleone,  libero dopo anni di prigionia a Cagliari si defilo e  assunse un ruolo di secondo piano. Lascio che fosse Brancaleone a guidare il giudicato. Che Eleonora si fosse fatta in disparte lo si può dedurre dal comportamento degli emissari inviati ad Oristano dal re d' Aragona per fare le rimostranze al giudice d' Arborea in merito alla ribellione nei confronti del re d' Aragona. Ebbene non risulta che furono ricevuti dalla giudicessa reggente Eleonora, ma dal consorte Brancaleone Doria. Da ciò se ne può dedurre che alla guida del giudicato vi fosse Brancaleone. Inizia ora un lungo periodo di travaglio per il giudicato, che finirà con la fine dello stesso giudicato. Gli Aragonesi dovettero per un lungo periodo avere Brancaleone come unico interlocutore. Brancaleone Doria aveva una gran tempra di guerriero, la sua abilità militare era nota come pure le capacità di condottiero. Dopo  aver preso il posto di Eleonora alla guida del giudicato, riorganizzo le truppe giudicali e riapri le ostilità contro gli Aragonesi. Una spinta alla ripresa delle ostilità venne dal malcontento degli abitanti delle città e villaggi passati sotto il dominio aragonese. Queste popolazioni non accettarono mai l' accordo di pace del 1.388. Tutte le loro speranze di riscatto erano riposte sugli arborensi e su Brancaleone. Fu una speranza ben riposta, perché grazie alla tenacia,  al piglio alla determinazione di Brancaleone, buona parte di questi abitanti torno sotto il giudicato d' Arborea. Con soli 10.000 uomini, ma ben guidati Brancaleone riuscì a sconfiggere le truppe aragonesi, riconquistando quasi tutti i territori ceduti con l' accordo del 1.388. Ma  perché Eleonora  seppure marginalmente non partecipa alle vicende del regno giudicale ? La troviamo nel maggio del 1403 destinataria di una missiva inviatagli dal re d' Aragona Martino I°. Lettera nella quale il re gli chiedeva di concordare una tregua. Eleonora non rispose mai alla lettera del sovrano e le ostilità andarono avanti. Il re invio una seconda missiva del 23 giugno 1.403 in cui il re Martino I° chiedendo concordia scriveva  in catalano "Qui.s tract entre lo senyor ry e.l jutge d' Arborea e micer Branca Doria e.ls Sards", come si può notare di Eleonora nessun cenno; il referente è Brancaleone Doria.  Si può ragionevolmente supporre che al re d' Aragona fosse giunta la notizia che  Eleonora  aveva lasciato questo mondo consegnando alla storia il suo mito. Mori di peste qualche settima prima  di questa missiva.
Ciò che maggiormente ha contribuito al mito di Eleonora d' Arborea fu la determinazione e la tenacia con cui difese la sovranità del giudicato. La caparbietà, la lungimiranza politica, la sua attenzione verso uno stato giusto, ottennero un consenso mai venuto meno tra i maggiorenti delle città e dei villaggi giudicali. La sua instancabile opera di riordino degli ordinamenti giuridici culmino con l' emanazione della Carta de Logu (raccolta di leggi che è rimasta in vigore fino alla meta del 1.800). Durante il periodo in cui assunse la reggenza del trono giudicale pose freno alla delinquenza, vi furono meno atti di intolleranza verso la Corona de Logu. Intolleranze  che quando suo fratello Ugone III  prima di lei sali sul trono giudicale  aumentarono notevolmente,  fino al punto tale che fu ordita una congiura per ucciderlo. In Sardegna la "regina" Eleonora è vista come l' emblema dell' identità unitaria dei sardi. La figura identificativa della Sardegna medievale. La figura di "madre" ispiratrice di una Sardegna unita sotto un unico stato la  troviamo nel proemio della Carta de Logu in cui cita "La Repubblica Sardisca". Con definizione di Repubblica Sarda ha inteso testimoniare l' aspirazione unitaria che in quel tempo impregnava le coscienze dei sardi. Aspirazione che andò rafforzandosi dopo anni di confronto/scontro con gli aragonesi ritenuti invasori e usurpatori della sovranità del popolo sardo. Eleonora era una regina con il piglio della condottiera determinata, che non si pose mai in atteggiamento di soggezione nei confronti degli aragonesi.  Tenne testa agli aragonesi e in più occasioni li mise in difficoltà costringendoli al dialogo e al confronto politico. La Carta de Logu ha sicuramente contribuito in misura notevole alla creazione della figura del "sovrano giusto" verso il proprio popolo.


Piazza Eleonora a Oristano
Ad Oristano la capitale del giudicato d' Arborea vi è una piazza dedicata alla giudicessa, dove al centro della piazza troneggia la statua di Eleonora. Con una mano sostiene la stadera universalmente riconosciuto come simbolo della giustizia. Questo è un aspetto molto importante che da la misura di quanto la giustizia e la legalità fosse una forte peculiarità della sua personalità. Dopo la morte Eleonora non divenne da subito un mito.  Trascorse oltre un secolo prima che la sua figura venisse enfatizzata e assurgesse al ruolo di eroina della Sardegna Medievale. Il primo che lodo le sue virtù fu un' analista storico araganose  Jeronimo  Zurita che scrisse di lei  "NELL' AMBIZIONE DI DIVENTARE PADRONA ASSOLUTA DELL' ISOLA NON FU MENO ORGOGLIOSA DI SUO PADRE SUO FRATELLO E SUO MARITO".  Queste parole del Zurita  furono riprese in seguito da più autori che aggiungendo altri particolari contribuirono alla connotazione sempre più positiva della giudicessa. Alla fine del 1.500 uno tra i maggiori storici sardi Giovanni Francesco Fara scriveva di Eleonora "VIRILMENTE E CON GRANDI CAPACITA'  AMMINISTRO' E RINFORZO IL REGNO".  La definì anche "prudentissima e invictissima" scrisse di lei che "MORI CON GRANDE LUTTO E PIANTO DEGLI ARBORENSI".  Un autore aragonese Francesco Vico nel  scrivere l' opera "Historia General de la isla y reyno de Sardenya" rimarco anche" evidenzia la sua mancanza di lealtà nei confronti del re d' Aragona, ma le riconobbe il merito di aver emanato un codice di leggi come la Carta de Logu che rimase fondamentale anche per il regno di Sardegna sia in epoca Aragonese che Sabauda. Ma forse la maggior enfasi che Vico diede alla figura di Eleonora sta in queste parole "NON GLI MANCO NIENTE IN PRUDENZA, VALORE, BELLEZZA E ONESTA' PER ESSERE FAMOSA"  Il termine eroina venne usato per la prima volta verso la fine del 1.700 da Francesco Cetti nell' opera "Storia Naturale della Sardegna" . Il mito Eleonora da questo momento in poi cresce sempre più.  Nella sua figura si vuole identificare lo spirito di appartenenza a un popolo, l' emblema della coscienza unitaria. Un letterato sardo tra i più noti Giuseppe Dessi con spirito molto ironico arrivo ad affermare che la Sardegna in tutta la sua storia ha avuto solo due grandi uomini: Grazia Deledda  e  Eleonora d' Arborea. 
Vicino ad Oristano esattamente a non più di 15 Km in direzione sud si trova un centro abitato che nella toponomastica è indicato come Arborea. La denominazione attuale risale al 1.944  fu probabilmente data per rendere onore alla grande giudicessa Eleonora d' Arborea. Questa è una mia supposizione, visto che non risulta nessun documento che ne attesti  la motivazione. Arborea fu fondata dal regime fascista e inaugurata nel 1.928 dal re Vittorio Emmanuele. Gli fu assegnato il nome di Mussolinia. L' area su cui sorge e l' hinterland erano una vasta zona paludosa. Nel 1.911 fu deciso di procedere ad una portentosa opera di bonifica guidata dall' Ing. Dolcetta culminata con la realizzazione del villaggio in cui arrivarono molti coloni veneti. Ciò che colpisce il visitatore che arriva ad Arborea è lo stile prettamente montano delle abitazioni pur essendo in una zona pianeggiante.  Oggi Arborea è un fiorente centro agricolo e zootecnico.



Scorcio di Arborea