lunedì 29 luglio 2013

Agricoltura in epoca Nuragica.

di:  Angelo  Vinci


Graffito trovato in una Domus de Janas


Le genti dell' epoca nuragica come tutte le popolazioni della preistoria si affidavano per il proprio sostentamento alimentare essenzialmente a forme primitive di agricoltura e allevamento,      anche la pesca che veniva praticata sia nelle acque interne che in mare contribuiva al sostentamento alimentare. Che in epoca nuragica si praticasse l' agricoltura è testimoniato dai tanti  ritrovamenti di attrezzi in bronzo (zappe, falcetti, rastrelli) che sono normalmente usati in agricoltura. Tali attrezzi sono stati trovati sia nei nuraghi che nei villaggi  e in altri siti di epoca nuragica. Lo strumento principe dell' agricoltore l' aratro non è stato rinvenuto probabilmente perché il materiale con cui veniva costruito era il legno e  si sa che dopo un periodo cosi lungo tale materiale va in degradato e difficilmente può arrivare ai giorni nostri. Anche altri popoli coevi al popolo nuragico che   praticavano l' agricoltura non ci hanno fatto pervenire alcuna testimonianza diretta (rinvenimento dello strumento) dell' uso di tale strumento. I cereali è accertato furono alla base dell' alimentazione della popolazione nuragica (come d'altronde lo era per tutti i popoli della protostoria). Il farro e il grano erano predominanti nel consumo rispetto all' avena e all' orzo. La prova del consumo di questi cereali ci viene data dal rinvenimento di semi carbonizzati fatti in alcuni nuraghi e villaggi nuragici. Inizialmente fu il farro il cereale maggiormente coltivato, per poi essere soppiantato dal grano e dall' orzo. Il grano divenne predominante nelle colture agricole. Si può ipotizzare che venissero coltivati ortaggi e erbe che le popolazioni indigene avevano "domesticato"  prima della nascita della Civiltà Nuragica. I ritrovamenti e i test scientifici fatti fino a oggi non ci consentono di avere  la certezza che la  coltivazione degli ortaggi fosse una pratica in uso presso il popolo nuragico. Dobbiamo comunque presupporre che alcuni ortaggi venissero coltivati. Per ciò che attiene alla coltivazione degli alberi da frutta di sicuro possiamo affermare che venivano coltivati il fico, la vite, l' ulivo forse il mandorlo e il pero. Non abbiamo disponibili dei ritrovamenti di semi carbonizzati che ci possano permettere di attestare con certezza la coltivazione di altre piante da frutta. L' ulivo è una delle prime piante (assieme al fico e alla palma da datteri) che l' uomo riuscì a domesticare. Il ritrovamento di noccioli di oliva carbonizzati fatto nel nuraghe Duos Nuraghes a Borore e nel villaggio nuragico di Su Putzu a Orroli, ci permettono di affermare con certezza che l' ulivo veniva coltivato in epoca nuragica. 

Villaggio nuragico Su Putzu -  Orroli

Inoltre questi ritrovamenti ci inducono ad ipotizzare la presenza di noccioli di oliva anche in altri nuraghi non ancora scavati  approfonditamente. L' analisi dei pollini fatta presso il nuraghe  Arrubiu di Orroli ha permesso di attestare con certezza che attorno al nuraghe erano presenti piante di olivo. Questa analisi ha  una grande importanza in quanto ci consente di stabilire che l' ulivo veniva coltivato dalle genti che risiedevano nel nuraghe o nelle sue vicinanze. I noccioli ritrovati nel nuraghe Duos Nuraghes a Orroli  potrebbero essere di olive  importate da altri luoghi, il che dimostrerebbe l' esistenza di un commercio di tale prodotto sia interno che esterno all' isola (anche se ritengo sia molto improbabile la seconda ipotesi). Da porre in risalto  anche il ritrovamento di un tronco di olivastro nella  torre centrale del nuraghe Su Nuraxi a Barumini. Dall' esame al C14  è risultata una  datazione  al 1.475 a.C. Perché ritengo interessante questo ritrovamento? Perché come risaputo l' olivastro e una diretta emanazione dell' olivo. Dove sul territorio sono presenti le piante di olivo non manca la presenza degli olivastri. Gli olivastri crescono perché vengono rilasciati sul terreno i noccioli, portati da uccelli, uomo o altri animali. Quindi se era presente l' olivastro (rinvenimento tronco di olivastro a Barumini) la coltivazione dell' olivo era ovvia e conseguente in quel territorio. 

Nuraghe Arrubiu  - Orroli

Tutti questi riscontri sono la prova che l' olivo era coltivato dal popolo nuragico. Nella Sardegna del periodo nuragico l' olio veniva prodotto in quantità tale da soddisfare il fabbisogno locale, ma e assai probabile che esistesse un commercio esterno e  interno, essenzialmente basato sul baratto. Le popolazioni dell' isola  delle zone con abbondante produzione di olio, ma con scarsa produzione di formaggi scambiavano il loro olio con  il formaggio o altri prodotti. La pratica commerciale del baratto era in auge tra i popoli della protostoria. Ho indicato non a caso l' olio e il formaggio perché ritengo che siano questi i prodotti maggiormente significativi del sistema agro/pastorale dell' epoca nuragica. Il ritrovamento di tipici contenitori per olio in terracotta  di fabbricazione micenea, cipriota o cretese presso il nuraghe Arrubiu di Orroli e Antigori a Sarroch ci porterebbe  a ipotizzare una probabile importazione di olio da quei territori. Credo invece che tali contenitori siano sati utilizzati per esportare l' olio fuori dall' isola.  Tali contenitori potrebbero aver contenuto prodotti importati dai territori menzionati  e frutto di scambi commerciali. Per lungo tempo si è dibattuto sulla possibile coltivazione della vite in epoca nuragica. Oggi confortati dagli ultimi ritrovamenti si può affermare con certezza che la vite veniva coltiva dal popolo nuragico già molto prima che arrivassero i Fenici. Fino a non molto tempo fa era opinione comune pensare che la vite e la vinificazione in Sardegna avesse avuto inizio con l' arrivo dei Fenici. Questa scuola di pensiero si reggeva sulla mancanza di prove e indizi che dimostrassero il contrario. Attualmente disponiamo di prove che ci permettono di affermare che in epoca nuragica la vite (vitis vinifera) era conosciuta e coltivata già dal 1.400 a.C. Una prova ci viene dal ritrovamento di vinaccioli di vite coltivata sia nel nuraghe Duos Nuraghes che nel villaggio Adoni a Villanovatulo e Genna Maria a Villanovafranaca. Le prove e gli indizi non finiscono qui. Recentemente (2010) durante dei lavori stradali in località Sa Osa nel comune di Cabras (Oristano) sono stati rinvenuti numerosissimi semi di uva all' interno di un pozzo di età nuragica. Pozzo  dove gli antichi nuragici conservano le derrate alimentari. Nel nuraghe Bau Nuraxi sito nel comune di Trei si è provveduto ad effettuare un' analisi dei pollini attorno al nuraghe. Il responso dell' analisi ha permesso di  appurare che la vite domestica (vitis vinifera) veniva coltivata nell' area attorno al nuraghe dalle genti che vivevano nel nuraghe e attorno ad esso. Queste innumerevoli prove attestano da sole che il popolo nuragico coltivava la vite. Abbiamo quindi appurato che i nuragici coltivavano la vite. Ma la vinificazione era una pratica in uso? A questa domanda si può rispondere in modo affermativo. Se ci atteniamo alle prove (a dire il vero non molte ma di rilievo) disponibili possiamo dire con quasi certezza che il vino veniva prodotto dai nuragici. Non abbiamo la prova diretta della produzione del vino, in quanto come è abbastanza ovvio il vino non sarebbe mai potuto arrivare ai  giorni nostri. Abbiamo però disponibili indizi che possono far presupporre la vinificazione dell' uva. Un' indizio importate è il ritrovamento di una brocca (non intera, ma in più frammenti) fatto nel nuraghe Bau Nuraxi a Trei. L' importanza di tale brocca risiede nell' acido tartarico presente nei vari frammenti. L' acido tartarico è risaputo si forma nei recipienti che hanno contenuto del vino. La brocca è stata datata attorno al 1.000 a.C. In piena epoca nuragica. Con molta probabilità la vinificazione avveniva in quasi tutto il territorio dell' isola. Solo le zone particolarmente impervie ne venivano escluse. In Sardegna in epoca nuragica un commercio del vino interno alla stessa isola era sicuramente praticato. Un' ipotesi da non trascurare, ma  più che una ipotesi potrebbe essere stata una realtà è l' esportazione del vino in altri territori. Il fatto che i contenitori siano di tipo askoide è molto importante, in quanto furono i contenitori tipici per il vino in quel periodo. Voglio ora riallacciarmi a quanto accennato in precedenza sul   sito di Sa Osa presso Cabras. Ciò che gli archeologi hanno riportato alla luce ha importanza immensa nel panorama archeologico sardo, in particolare sull' aspetto delle produzioni agricole nel periodo nuragico. I ritrovamenti  non sono avvenuti nel corso di una campagna di scavi organizzata, ma in modo fortuito nel coso di lavori stradali. Durante la movimentazione della terra per la realizzazione di opere stradali ( in una zona che per altro presenta un terreno abbastanza umido) è stato riportato alla luce un insediamento nuragico da far risalire all' età del bronzo (1.200 a.C). Il sito con quanto ci ha restituito permetterà una nuova riscrittura di quelle che erano le colture agricole, e delle abitudini alimentari in epoca nuragica. Il ritrovamento congiunto di semi di fico e uva ci induce a pensare che in epoca nuragica allo scopo di aumentare la gradazione zuccherina del vino si aggiungessero dei fichi. Questa era una pratica in uso presso i viticoltori sardi fino a non molto tempo fa. Sarebbe questa un' altra usanza che come tante,  dall' epoca nuragica sono arrivate ai nostri giorni. Si è sempre pensato (anche per mancanza di prove chiare) che il vino fosse stato portato in Sardegna dai Fenici o dai Miceni. Quest' ultima scoperta ci dice  che no fu cosi. I contenitori per il trasporto e conservazione dei liquidi maggiormente utilizzati in epoca nuragica, erano delle brocche a collo stretto decentrato rispetto al resto del corpo brocca. Queste brocche vengono definite di tipo “ASKOIDE”. Ne sono state rinvenute molte nei nuraghi e in altri siti riferibili all' epoca nuragica e quasi tutti in ceramica con decorazione a motivi geometrici. Qualche brocca ASKOIDE è stata rinvenuta anche in bronzo. Brocche di fattura nuragica adatte al trasporto dei liquidi sono state rinvenute un po dappertutto nel Mediterraneo:  penisola Iberica, Etruria,  Sicilia, Creta, Cartagine. 

Vaso askoide
 Per ciò che attiene alle altre colture agricole non sono disponibili prove dirette o indizi che ci possano condurre ad una attestazione certa di questa o quella coltura. Il pero e il mandorlo sicuramente furono coltivati. Probabili anche la coltivazione di ortaggi e altre piante fruttifere. Possiamo affermare che l' agricoltura era una attività  preminente nella società nuragica. La produzione di olio, vino e cereali (grano in primis)  era presente in quasi tutto il territorio isolano. Allora (come ai giorni nostri) la Sardegna era un' esportatrice di questi prodotti della terra. L' archeologo moderno non ha solo la piccozza a sua disposizione, ma metodi e strumenti di analisi che  gli permettono di avere nuove certezze sui rinvenimenti fatti. Oggi grazie a questi nuovi mezzi si sta riscrivendo la storia  delle abitudini e usi delle genti che nella protostoria abitarono la Sardegna.