venerdì 5 aprile 2013

L' uomo arriva in Sardegna

di:  Angelo  Vinci                                                                                                         

Menhir di Pranu-Mateddu a Goni

LE PRIME SCOPERTE
Le prime scoperte che presuppongono la presenza dell' uomo in Sardegna, furono fatte nei pressi di Perfugas attorno alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Furono rinvenuti oggetti litici con una lavorazione grezza, fatta sicuramente da mano umana. Questi ritrovamenti hanno fatto si che la collocazione temporale della presenza umana in Sardegna, fosse rivista anticipandola di almeno qualche migliaio di anni. Quasi tutti gli studiosi prima di questi ritrovamenti erano concordi nell' affermare che, la Sardegna pur essendo una terra geologicamente molto vecchia, avesse visto la prima presenza umana assai in ritardo rispetto alle altre regioni Italiane. Perfino un illustre studioso quale era il Prof. Giovanni Lilliu,  (che ritengo sia stato il più grande studioso della preistoria sarda) in un suo famoso testo (LA CIVILTA' DEI SARDI) diceva " l' uomo arriva relativamente molto tardi in Sardegna e soltanto nel Neolitico  e per quanto si  sa, in nuclei isolati a popolamento di  carattere episodico".
Utensile fatto con scheggia di selce
Ma la prova inconfutabile della presenza umana sul territorio della Sardegna si è avuta con il ritrovamento presso la grotta Corbeddu (nel comune di Oliena), di una falange umana di arto superiore. Questo ritrovamento ha fugato ogni dubbio sulla presenza umana antecedente al Neolitico.  A seguito di questo rinvenimento sono state intensificate le ricerche, ma a dire il vero con scarsi risultati. Non sono stati fatti altri ritrovamenti di una certa rilevanza come avvenuto nella grotta Corbeddu. Nei siti di Perfugas e Laerru  sono stati fatti dei ritrovamenti di materiale litico (in pietra), con una lavorazione più o meno rifinita. Sicuramente la lavorazione di questi strumenti è di mano umana. A Laerru nel corso della campagna di scavi stratigrafici tra il 1981-1982 e fine anni 90 nei siti di Sa Coa de Sa Multa e Sa Perdosa-Pantallinu, sono state portate alla luce aree assai vaste ricche di materia prima (selce) per la realizzazione dei manufatti. Sono stati trovati anche dei blocchi di selce appena abbozzati. Ciò fa presupporre che in loco si estraesse la selce che affiorava in abbondanza e che se ne facesse una prima sgrossatura. Stando alle analisi del suolo effettuate questi  due  siti dovrebbero collocarsi nel Paleolitico Inferiore. Sia Sa Coa de Sa Multa che Sa Pedrosa-Pantallinu si possono inquadrare nel filone culturale  del Clactoniano. Un filone culturale che deriva in suo nome dalla località di Clacton nella Gran Bretagna,  caratterizzato  dalla costruzione di oggetti o utensili su scheggia. Per gli appassionati di preistoria sarda presso il Museo Sanna di Sassari si possono osservare gli oggetti ritrovati in questi siti.  Ma come si fa a stabilire l' età degli oggetti ritrovati ?. A partire dagli anni 50 del secolo scorso per determinare l' età di un reperto viene utilizzato il metodo cosiddetto al Carbonio 14 (C14), che permette di ricercare nel campione sotto esame il residuo di C14. Il  metodo è applicabile a tutti quei materiali che contengono C14,  quali resti umani,  animali, vegetali, legno, carbone semi ed altro purché contenga C14.
Ogni organismo vivente contiene una certa quantità di C14, che diminuisce in modo  graduale dal momento  in cui l' organismo cessa di vivere. Con il metodo al C14 non si fa altro che determinare, quando si è interrotto lo scambio con l' atmosfera circostante.
Pietra di selce
COME E DA DOVE L' UOMO ARRIVA IN SARDEGNA ?
I dati che fino ad ora sono disponibili sono derivati prevalentemente dai ritrovamenti fatti nella Sardegna centro-settentrionale. Ciò depone a favore della presunta direttrice di arrivo dell' uomo in Sardegna, cioè Sardo_Corso-Toscano o anche dalla Sardo-Corso-Ligure. Anche se molto meno probabile, un' altra  direttrice potrebbe essere la Sardo-Corso-Iberica. Le ultime due direttrici hanno la discriminante  della lunga distanza. Un contributo alla migrazione dalla penisola Italica possono averlo dato le continue mutazioni geologiche che durante il Pleistocene (da 2 milioni a 10.000 anni fa)  erano assai frequenti e che comportavano un alternarsi di emersioni ed imersioni causate dalle oscillazioni del livello del Mare Mediterraneo. Durante la regressione del livello del mare è probabile che si siano formate delle isolette. Verosimilmente gli uomini provenienti dalla penisola si spostavano da una isola all' altra con delle rudimentali zattere, fino a raggiungere la Corsica. Dalla Corsica potevano raggiungere la Sardegna a piedi data la esigua distanza, ma anche sicuramente perché  lo stretto di Bonifacio, che oggi è ricoperto dall' acqua si presentava come un lembo di terra emersa.
Scavi nella grotta Corbeddu
Per ciò che riguarda la presenza umana in Sardegna nel Mesolitico  si hanno scarse testimonianze. Ciò potrebbe essere dovuto alla ridotta consistenza numerica delle popolazioni stesse. Potrebbe essere dovuto sia ad eventi geologici (terremoti eruzioni vulcaniche, maremoti) che avrebbero decimato la popolazione. Ma una ipotesi potrebbe essere la migrazione inversa verso la Corsica, dato che in Corsica la presenza umana nel Mesolitico è molto attestata. I ritrovamenti di una certa consistenza riferibili al Mesolitico sono stati fatti presso la grotta Corbeddu nel comune di Oliena. In questo sito sono stati trovati oggetti litici ed ossei. I ritrovamenti più importanti sono  un osso temporale di cranio  e un osso mascellare di appartenenza umana. Altri siti  importanti per i ritrovamenti fatti Sono:
Grotta di Su Coluru a Laerru - Riparo di Porto Leccio a Trinità d' Agultu - Sa Coa de Sa Multa a Perfugas.                                     
Dai pochi elementi che si ha disponibili a tutto oggi non ci è permesso  di ipotizzare quale fosse il tipo di economia che esisteva in nel periodo. Sono poche le  parti di scheletro umano,  di strumenti litici a disposizione degli studiosi. Gli strumenti litici ritrovati nel contesto dei siti, sono realizzati in selce o calcare  silicato. Caratteristica di questi oggetti è la la lavorazione più o meno accurata con dimensioni piccole talvolta anche piccolissime. L' alimentazione era basata essenzialmente da quanto offriva spontaneamente la natura. Particolare importante è il ritrovamento nelle grotte o nei  ripari di abbondanti ossa  di un roditore che oggi è estinto: Prolagus Sardus. Ciò darebbe forza alll' ipotesi che si cibassero con le carni di questo animale. Altra probabile ipotesi in merito allo scarso ritrovamento di testimonianze della presenza umana in Sardegna nel Mesolitico, è che  gruppi non numerosi di uomini si spostassero in mare con zattere o cose simili e occupavano sporadicamente zone costiere rimanendovi fino a che le risorse disponibili non fossero esaurite.

Prelagus Sardus