Menhir di Pranu-Mateddu a Goni
LE PRIME SCOPERTE
Le prime scoperte che presuppongono la presenza dell' uomo in Sardegna, furono fatte nei pressi di Perfugas attorno alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Furono rinvenuti oggetti litici con una lavorazione grezza, fatta sicuramente da mano umana. Questi ritrovamenti hanno fatto si che la collocazione temporale della presenza umana in Sardegna, fosse rivista anticipandola di almeno qualche migliaio di anni. Quasi tutti gli studiosi prima di questi ritrovamenti erano concordi nell' affermare che, la Sardegna pur essendo una terra geologicamente molto vecchia, avesse visto la prima presenza umana assai in ritardo rispetto alle altre regioni Italiane. Perfino un illustre studioso quale era il Prof. Giovanni Lilliu, (che ritengo sia stato il più grande studioso della preistoria sarda) in un suo famoso testo (LA CIVILTA' DEI SARDI) diceva " l' uomo arriva relativamente molto tardi in Sardegna e soltanto nel Neolitico e per quanto si sa, in nuclei isolati a popolamento di carattere episodico".
Utensile fatto con scheggia di selce |
Ogni organismo vivente contiene una certa quantità di C14, che diminuisce in modo graduale dal momento in cui l' organismo cessa di vivere. Con il metodo al C14 non si fa altro che determinare, quando si è interrotto lo scambio con l' atmosfera circostante.
COME E DA DOVE L' UOMO ARRIVA IN SARDEGNA ?
Pietra di selce |
I dati che fino ad ora sono disponibili sono derivati prevalentemente dai ritrovamenti fatti nella Sardegna centro-settentrionale. Ciò depone a favore della presunta direttrice di arrivo dell' uomo in Sardegna, cioè Sardo_Corso-Toscano o anche dalla Sardo-Corso-Ligure. Anche se molto meno probabile, un' altra direttrice potrebbe essere la Sardo-Corso-Iberica. Le ultime due direttrici hanno la discriminante della lunga distanza. Un contributo alla migrazione dalla penisola Italica possono averlo dato le continue mutazioni geologiche che durante il Pleistocene (da 2 milioni a 10.000 anni fa) erano assai frequenti e che comportavano un alternarsi di emersioni ed imersioni causate dalle oscillazioni del livello del Mare Mediterraneo. Durante la regressione del livello del mare è probabile che si siano formate delle isolette. Verosimilmente gli uomini provenienti dalla penisola si spostavano da una isola all' altra con delle rudimentali zattere, fino a raggiungere la Corsica. Dalla Corsica potevano raggiungere la Sardegna a piedi data la esigua distanza, ma anche sicuramente perché lo stretto di Bonifacio, che oggi è ricoperto dall' acqua si presentava come un lembo di terra emersa.
Scavi nella grotta Corbeddu |
Grotta di Su Coluru a Laerru - Riparo di Porto Leccio a Trinità d' Agultu - Sa Coa de Sa Multa a Perfugas.
Dai pochi elementi che si ha disponibili a tutto oggi non ci è permesso di ipotizzare quale fosse il tipo di economia che esisteva in nel periodo. Sono poche le parti di scheletro umano, di strumenti litici a disposizione degli studiosi. Gli strumenti litici ritrovati nel contesto dei siti, sono realizzati in selce o calcare silicato. Caratteristica di questi oggetti è la la lavorazione più o meno accurata con dimensioni piccole talvolta anche piccolissime. L' alimentazione era basata essenzialmente da quanto offriva spontaneamente la natura. Particolare importante è il ritrovamento nelle grotte o nei ripari di abbondanti ossa di un roditore che oggi è estinto: Prolagus Sardus. Ciò darebbe forza alll' ipotesi che si cibassero con le carni di questo animale. Altra probabile ipotesi in merito allo scarso ritrovamento di testimonianze della presenza umana in Sardegna nel Mesolitico, è che gruppi non numerosi di uomini si spostassero in mare con zattere o cose simili e occupavano sporadicamente zone costiere rimanendovi fino a che le risorse disponibili non fossero esaurite.
Prelagus Sardus |