venerdì 28 febbraio 2014

La battaglia di Sanluri tra Sardi e Aragonesi.

di Angelo Vinci


Rappresentazione battaglia di Sanluri
Dei quattro regni medievali autonomi sardi  ne era rimasto solo uno: il regno di Arborea. Gli altri tre erano stati fagocitati dal nuovo regno di Sardegna. Il REGNUM DI SARDIGNIAE ET CORSICAE fu  "inventato" dal Papa Bonifacio VIII e gentilmente regalato ai sovrani d' Aragona nell' anno 1.227. Per divenire regno di fatto mancava la conquista da parte degli Aragona e la conseguente sottomissione di tutta la Sardegna. I nuovi Re di Sardegna avevano un  ultimo ostacolo da superare : il regno  d' Arborea. I regnanti arborensi non accettarono mai la presenza degli aragonesi sul suolo sardo,  consideravano gli stessi degli usurpatori. Questo aspetto fu determinante per l' instaurarsi di uno  stato di guerra quasi permanente tra i due regni. Si firmarono vari trattati di pace che  vennero  puntualmente disconosciuti dagli arborensi. Gli arborensi  preferivano dar voce alle armi piuttosto che ricorrere alla diplomazia. Il trattato di pace che resse più a lungo fu firmato da Mariano IV d' Arborea e Pietro IV d' Aragona il giorno 11 luglio 1.355. Mariano IV riprese la guerra nel 1.365 attaccando il castello aragonese di Sanluri e conquistandolo. Il regno di Arborea (Rennu de Arborea in lingua sarda)  negli anni successivi aveva annesso strappandoli agli Aragonesi molti territori, riuscendo così a portare  l' estensione territoriale  a quasi  tutto il territorio isolano. I territori  Aragonesi erano ridotti ai porti di Alghero, di Castel di Cagliari (Cagliari) e Longosardo (attuale Santa Teresa di Gallura). Tale espansione inizio sotto il regno della Regina Eleonora  grazie all' abilità di Brancaleone Doria marito di Eleonora. Brancaleone  alla guida delle truppe Arborensi sconfisse ripetutamente gli aragonesi annettendo di volta in volta nuovi territori fino ad allora  controllati dagli iberici. Dopo la morte del  sovrano arborense Mariano V figlio di Eleonora e Brancaleone il regno cadde in una profonda crisi dinastica che vide contrapposti alcuni eredi collaterali nella contesa del  trono d' Arborea.
Stemmi Aragona e Arborea
Aragonesi e sardi Arborensi continuarono ad affrontarsi. Da una parte gli Aragonesi  cercavano di annettere tutta la Sardegna in virtù di una "licentia invadendi" concessa loro dal Papa Bonifacio VIII. Dalla parte opposta  i sardi che per la quasi totalità  vivevano nei territori sotto il controllo del regno di Arborea  aspiravano arditamente ottenere la  piena indipendenza della Sardegna. Per gli aragonesi non era cosa facile fronteggiare i sardi arborensi nelle battaglie per cosi dire "ridotte" in quanto questi ultimi conoscevano bene il territorio e avevano una forte determinazione  nel voler scacciare gli iberici usurpatori. Con queste premesse e in uno  stato di guerra che persisteva da lungo tempo,  gli eserciti delle  due casate che miravano  alla supremazia statuale sull' intera isola,  il 30 giugno 1.409 si affrontarono in una decisiva battaglia presso il borgo fortificato (al tempo) di Sanluri. Fu questa la battaglia decisiva  per le sorti del regno d' Arborea. Ogni sogno d' indipendenza e autonomia svani definitivamente quel giorno. La battaglia fu cruenta. Per i sardi fu un massacro.  Come già detto gli  Aragonesi per gentile concessione del Pontefice Bonifacio VIII si ritrovarono Re di Sardegna, ma questo atto non bastava. Era necessario legittimare la "regalia" con il reale possedimento della Sardegna. Gli Arborensi dal canto loro dovevano ribadire il loro diritto alla sovranità sui territori del regno d' Arborea in quanto ritenevano giustamente che tale diritto gli derivava dalla successione dinastica che si susseguiva da ben 5 secoli  e non da regalie papali. Martino il Vecchio sovrano della Corona d' Aragona avendo ben capito che i regnanti del regno d' Arborea rappresentavano un pericolo per il possesso dell' isola decise di inviare in Sardegna una cospicua spedizione militare con il chiaro intento di smorzare definitivamente le velleità espansionistiche in territorio sardo dei sovrani del  regno d' Arborea. La spedizione fu guidata da Martino il Giovane Re di Sicilia  figlio del Re d' Aragona. La spedizione parti dalla Sicilia e giunse al porto di Cagliari il 6 ottobre 1.409. Il commando militare fu affidato a Pietro Torrelles un abile stratega, molto esperto che già aveva combattuto per Martino il Vecchio. Il corpo militare aragonese era composto da  3.000 cavalieri e 8.000 fanti. I fanti aragonesi erano ben preparati, ben organizzati e disciplinati: dei veri soldati. Cosa molto importante erano protetti da corazza, scudo, elmo e armati con doppia spada: una lunga e una corta. I cavalieri erano forniti di armatura e i cavalli erano ugualmente protetti. I sardi Arborensi   si apprestavano a raggiungere Sanluri  con un  esercito ben più numeroso: 3.000 cavalieri e 17.000 fanti. Facevano parte di questo esercito 200 balestrieri genovesi e un centinaio di soldati francesi e lombardi. Ma dire che era un vero esercito è un po' troppo. Tranne che per i cavalieri che erano ben armati e protetti, il resto dei soldati era armato alla bene e meglio. I fanti non avevano la corazza a protezione del corpo  il capo non era protetto dall' elmo. Non tutti i fanti erano adeguatamente armati. I fanti armati per così dire in modo convenzionale per l' epoca, potevano contare sulla "virga sardesca"  che poi non  era altro che una spada tozza e pesante. Una arma antiquata. Una parte consistente dei fanti sardi era armata con armi di fortuna, addirittura con forconi. E cosa inquietante non avevano alcuna preparazione militare. Di certo non erano buone premesse per affrontare un nemico che seppure numericamente inferiore era nettamente superiore sotto l' aspetto della forza puramente militare.
Virga Sardesca
Tra sardi e aragonesi nei mesi successivi allo sbarco delle truppe aragonesi a Cagliari vi furono scaramucce  di piccola portata. Il  regno di Arborea era in piena crisi dinastica.  Fu presa la  decisione  di far venire dalla Francia (dove risiedeva) Guglielmo  figlio di Beatrice sorella della defunta e rimpianta regina Eleonora. Il giorno 8 dicembre del 1.408  Guglielmo III visconte di  Narbona designato al trono, giunse ad Oristano. Venne   incoronato secondo le regole  dalla Corona de Logu giudice d' Arborea nella Cattedrale di  Oristano il 13 gennaio 1.409. Sarà egli l'ultimo sovrano d'Arborea. Il nuovo sovrano non ebbe il tempo necessario per conoscere a fondo la situazione che si era venuta a creare tra il suo regno e il regno d' Aragona. Il tempo per conoscere i suoi soldati, e da essi farsi apprezzare fu altrettanto  esiguo. Prima di arrivare al confronto militare vi furono tentativi diplomatici messi in campo da ambo le parti che purtroppo fallirono. Dopo un lungo tergiversare il primo a rompere gli indugi fu il sovrano d' Arborea Guglielmo III. Discese verso Sanluri dove si attesto assieme alle   truppe che nel frattempo era riuscito a mettere in campo. Il Re di Sicilia Martino il Giovane parti da Castel di Cagliari con il grosso delle truppe al commando di Pietro Torrelles. L' altra parte delle truppe Aragonesi prese due direttrici diverse, una si diresse verso Villa di Chiesa (Iglesias) e l' altra verso l' Ogliastra per riprendersi il Castello di Quirra. Martino il Giovane nell' avvicinamento a Sanluri per un buon tratto dovette risalire il Rio Mannu. Fu sicuramente in questa occasione che subì le punture della zanzara Anofele portatrice della malaria. Malaria  che purtroppo per lui contrasse e  stando alle fonti ufficiali lo porto alla morte  poco tempo dopo il suo rientro a Cagliari.


LA BATTAGLIA.
Castello Sanluri
Martino giunto in prossimità del borgo di Sanluri, si fermo e fisso il suo campo. La notte di sabato 29 giugno trascorse senza nessun tentativo di inizio ostilità da parte dei due schieramenti. Guglielmo III passo la notte nel castello di Sanluri. La mattina del  30 giugno 1.409 (domenica)  alle prime luci del giorno Martino il Giovane mosse le sue truppe verso il borgo di Sanluri. Guglielmo III vedendo avanzare gli Aragonesi usci dal borgo, schiero le truppe in linea e lancio la cavalleria contro lo schieramento aragonese. Forse fu la poca esperienza militare, o forse la troppa baldanza a fargli prendere una decisione che non fu certamente sensata. Agi d' istinto senza avere una minima tattica. Mancava al suo esercito un vero comandante capace di attuare delle tattiche vincenti. Un Brancaleone Doria per intenderci. L'esercito Aragonese era guidato dal Pietro Torrelles  un condottiero e stratega formidabile. Proprio costui attuò una strategia che si rivelo vincente disponendo  le truppe a cuneo.  Fece avanzare le truppe verso il fronte nemico (schierato in linea) sfondando al centro.  Lo schieramento arborense fu diviso in due tronconi. La parte sinistra  incalzata dalle truppe aragonesi si divise ancora in due tronconi. Una parte di cui faceva parte anche Guglielmo III incalzata dagli Aragonesi si rifugio nel castello di Monreale poco distante da Sanluri. Le mura del  castello ressero all' assalto e Guglielmo poté salvarsi. L' altra parte delle truppe di circa 7.000 uomini, inseguita dagli aragonesi ripiego verso il borgo fortificato di Sanluri. Le mura non ressero e i soldati aragonesi entrati nel borgo passarono a fil di spada 600 fanti sardi. Non furono risparmiati i civili. Da quanto viene riportato negli annali, vennero fatti molti prigionieri  per poi essere venduti come schiavi in Spagna. Furono catturate anche 300 donne. Sorte assai peggiore la ebbero i soldati del troncone destro. Non riuscendo a dirigersi verso Sanluri perché i soldati iberici gli chiusero la via di fuga verso il borgo.  Vista l' impossibilità di arrivare al borgo dalla via scelta, decisero di tentare il  guado del Rio Mannu per entrare ugualmente nel   borgo di Sanluri. Il Rio Mannu era in piena e non era possibile attraversarlo. Con gli Aragonesi che incalzavano alle loro spalle decisero di andare ad attestarsi sulla cima di un piccolo poggio. Ahimè in cima al poggio trovarono altre truppe Aragonesi. Trovandosi  tra i due schieramenti nemici e senza via di fuga non ebbero scampo: furono massacrati. Non scampo  alla morte quasi nessuno. Oggi questo luogo è tristemente conosciuto con il nome di "Su Occidroxiu" ovvero tradotto dalla lingua sarda: il macello . Il poggio viene identificato con il nome di "Bruncu de sa Battalla" ossia il Poggio della Battaglia. La schiacciante vittoria   degli Aragonesi sui sardi annullo ogni speranza da parte  dei sardi ad avere uno stato indipendente che comprendesse tutto il territorio isolano. Il piccolo regno di Arborea nel 1.410 fu ridimensionato e ridotto a Marchesato di Oristano. Il 29 marzo 1410  Leonardo Cubello  (discendente del sovrano d' Arborea Ugone II) sottoscrisse la pace. Cubello si impegnava  a  consegnare al sovrano d' Aragona i possedimenti storici arborensi ad eccezione di un piccolo territorio intorno all'ex capitale di Mariano. Il  Re Aragonese  investì Cubello del titolo di   Marchese di Oristano e Conte della Contea del Goceano. Quindi egli e gli abitanti del regno d' Arborea vennero considerati dei   semplici vassalli della Corona d' Aragona. Parrebbe che Cubello in cambio ricevette anche una somma di denaro. L' ultimo marchese di Oristano fu Leonardo de Alagon che nel 1.478 dopo essersi ribellato agli aragonesi li affronto in una drammatica battaglia a Macomer dove fu pesantemente sconfitto. Catturato fu portato in Spagna dove mori nel 1.494. Il marchesato di Oristano e la contea del Goceano passarono alla Corona d' Aragona.
Leonardo de Aragon
Con questo  atto si  decretò la fine definitiva dell'indipendenza della Sardegna.
 Guglielmo III non essendo più il sovrano d' Arborea il 27 agosto 1.410 vendette agli Iberici ogni diritto sul regno d' Arborea per 1.000.000 fiorini e  sposto  la propria residenza nella città di Sassari. Dal 1.420 Guglielmo III si trasferì definitivamente in Francia dove mori in battaglia nel 1424. Ironia della sorte il luogo ove trovo la morte è chiamato "Charmeller" ossia "Carnaio" quasi a voler tracciare un parallelismo tra questo luogo e "Su Occidroxiu"  ossia "il macello"  luogo dove nella battaglia di Sanluri buona parte del suo esercito venne massacrato. Nella battaglia di Sanluri per la seconda volta svanì il sogno di uno stato sardo indipendente. La prima volta fu allor quando nel periodo dell' occupazione romana l' esercito di Ampsicora venne pesantemente sconfitto dai romani. 
Sulla morte di Martino il Giovane è stata montata una leggenda molto suggestiva. Martino è morto a Cagliari  e ivi sepolto, come documentato. Nella cattedrale cittadina si trova il suo mausoleo  fatto erigere dai viceré spagnoli. Ciò che è stata romanzata è non tanto la causa della morte  che come ho  già accennato fu  in conseguenza della contrazione della malaria. Ma piuttosto la rapidità con cui arrivo alla morte. La leggenda narra di una giovane bella e avvenente catturata a Sanluri che consumo d' amore il giovane re di Sicilia Martino il Giovane. Si racconta che Martino molto avvezzo ai piaceri della carne    indirizzo tutte le sue attenzioni e le sue voglie verso questa bella popolana la quale non era per niente invaghita del sovrano.  La bella giovane di Sanluri per vendicare i soldati sardi condusse il giovane Re ad una lunghissima serie di amplessi tanto da sfinirlo e privarlo di difese nei confronti delle febbri malariche che già scuotevano il suo corpo. Non resse alle persistenti febbri  e  giunse rapidamente  alla morte. Una leggenda niente più che una leggenda. Della giovane non se ne parla in nessun documento.
Cattedrale Cagliari:  Mausoleo Martino il Giovane