mercoledì 17 aprile 2013

L' oro nero dell' antichità.

di: Angelo  Vinci

Giacimento di Ossidiana del Monte Arci
L' ossidiana è stata per gli abitanti della Sardegna preistorica  una fonte di ricchezza immensa. Perché fonte di ricchezza ? Quando ancora l'  uomo non aveva scoperto i metalli, costruiva i suoi utensili in pietra o in osso. La difficoltà maggiore veniva riscontrata nella costruzione di utensili da taglio o appuntiti come le frecce o punteruoli. Eco che viene fatta una scoperta che agevola notevolmente la costruzione di questi utensili e  ne migliora  la funzionalità: l' Ossidiana . L' ossidiana è un vetro vulcanico durissimo assai fragile ma che essendo di facile scheggiatura si adatta molto alla produzione di utensili, specie da taglio. Non si rinviene ovunque, ma solo in prossimità di vulcani ove le attività vulcaniche sono cessate  relativamente di recente. Dato che ne viene rinvenuta con molta frequenza nei villaggi preistorici, tramite delle moderne tecniche di analisi  chimico fisiche si può determinare la zona esatta da cui  proviene. La Sardegna costituiva un' importante  centro di approvvigionamento di questo prezioso materiale. Altre zone nel Mediterraneo erano: Lipari e isole  Eolie. La località della Sardegna dove l' ossidiana era presente in abbondanza è il Monte Arci. 

 Ossidiana a Monte Arci

Nella Sardegna del Neolitico Antico il Monte Arci era assai frequentato. Ricchissimo di ossidiana  richiamava genti da tutta la Sardegna e non solo. Gli abili artigiani dell' epoca riuscivano a realizzare utensili di uso quotidiano  (raschiatoi, asce, coltelli) e armi (punte per le frecce e le lance). La diffusione sia dell' ossidiana grezza che degli utensili si diffondeva largamente in tutta la Sardegna ma anche fuori dall' isola. E' stata rinvenuta ossidiana sarda del Monte Arci in Liguria, Francia, Toscana, Corsica, pianura Padana. Per le genti sarde dell' epoca questa risorsa fu una immensa ricchezza. In quei tempi la forma di acquisto/vendita delle merci avveniva con il metodo del baratto. La Sardegna avendo disponibile in gran quantità l' ossidiana non poté che trarne un enorme vantaggio. Era assai ricercata da tutte le genti dentro e fuori dall' isola. Gli scambi di conseguenza erano assai frequenti. Le genti sarde potevano approvvigionarsi di prodotti che non erano disponibili nel territorio sardo utilizzando l' ossidiana come merce di scambio. Questa opportunità permise alle genti di Sardegna dell' epoca di vivere relativamente "meglio" rispetto alle genti d'  oltremare. Insieme all' ossidiana viaggiarono stimoli e innovazioni che investirono tutte le culture delle genti che si susseguirono nel territorio della Sardegna fino all' esordio della grande Civiltà Nuragica. Aspetto non meno importante è la spinta che l' ossidiana diede alle relazioni tra le genti di Sardegna e le genti che abitavano fuori dall' isola. La Sardegna grazie a questo "ORO NERO DELL' ANTICHITA'" divenne il centro della ricerca di nuove idee, esportatrice di tecniche nuove per la realizzazione degli utensili di uso comune. Da  anni si effettuano ricerche archeologiche e archeo-metriche con lo scopo di indagare sulla distribuzione dell’ossidiana del Monte Arci lungo tutto l' arco temporale della preistoria. Qualche dato sul monte Arci: 812 metri di altezza superficie di circa 150 kmq. E' un  massiccio montuoso  formatosi  tra la fine dell’ Era Terziaria e l’inizio del Quaternario. I primi insediamenti umani di questa regione hanno subito dei forti condizionamenti   per la netta impronta che viene conferita  al paesaggio. Nei versanti del monte sotto i boschi secolari di lecci, corbezzoli, roverelle e  macchia di lentisco le ossidiane formatesi da circa 3,25 milioni di anni  si disperdono in diverse località come in una vasta miniera a cielo aperto. Questi giacimenti di ossidiana nono stati uno dei fattori di attrazione per le prime comunità neolitiche (approdati circa settemila anni fa nell'  un’isola) e hanno avuto una notevole importanza per le popolazioni preistoriche del Mediterraneo Occidentale. La Sardegna prima dell' arrivo di queste prime comunità in base a  tutti i rilevamenti archeologici fatti, si è portati a ritenere  che fosse coperta di foreste e disabitata. Questi coloni-pionieri hanno dato avvio al  popolamento. I sardi usano chiamare l' ossidiana "sa perda niedda" o "sa perda crobina".  Tradotto: "la pietra nera" "la pietra corvina". L' ossidiana è un vetro vulcanico scuro e lucente che si forma per il raffreddamento rapido di lave che sono caratterizzate da una forte  composizione acida. La caratteristica omogeneità della struttura di questa roccia e la sua durezza, consentono un elevato controllo della frattura . Questa caratteristica  ne permette una lavorabilità ottima  e permette di applicare diverse tecniche di scheggiatura.  E' stata  una delle materie prime più apprezzate fin dall’ Età della Pietra proprio per la realizzazione di utensili d’uso quotidiano, punte per frecce e lance , lame, perforatori, raschiatoi. L' ossidiana raramente  veniva  levigata per fare  monili e oggetti di ornamento. L' uomo preistorico è rimasto affascinato e conquistato  dalle caratteristiche di grande efficienza dei margini taglienti delle sue schegge, oltreché dall'  esteticità,  dalla colorazione scura brillante e la grande lucentezza.  Nel passaggio dalla preistoria paleolitica all’epoca neolitica, ciò che ha permesso la vasta diffusione di questa risorsa  sono state le reti di scambio delle materie prime, che hanno permesso di raggiungere quei  territori nei quali per la produzione di strumenti erano disponibili  solo rocce che non presentavano caratteristiche di facile lavorabilità e  efficienza   come l' ossidiana.


Ossidiana del Monte Arci

L' ossidiana per le popolazioni preistoriche che  la possedevano era un  simbolo che  indicava un  elevato status sociale. Il Mediterraneo Occidentale è una regione dove  la concentrazione delle fonti di ossidiana risulta più evidente.  L' ossidiana oltre che in Sardegna  si trova infatti circoscritta all’isola di Lipari nell’arcipelago delle Eolie, a Palmarola nelle Isole Ponziane, a Pantelleria. Certo è che le popolazioni che non possedevano l' ossidiana dovevano  essere in  possesso di consolidate capacità di navigazione d’altura, che gli permettevano di raggiungere la Sardegna.  L' ossidiana  conserva inalterata nel tempo la sua composizione, ed  è per questa caratteristica che è studiata da decenni con lo scopo di localizzarne la provenienza e di delineare le forme di contatto e interazione tra le comunità preistoriche nelle più disparate regioni della Terra. E' divenuta la cartina di tornasole privilegiata per lo studio delle interazioni tra popolazioni culturalmente distinte della preistoria. Gli studiosi usano l' ossidiana da tempo come un validissimo  strumento nell' indagine dei livelli di organizzazione sociale ed economica delle comunità preistoriche, che  oltre che a possederne i giacimenti ne hanno  la trasformazione e la diffusione. Gli insediamenti dai quali provengono le ossidiane (scaglionati per un lungo arco di tempo tra il VI e il III millennio a.C.) sono più di mille. Gli studiosi e i ricercatori hanno oggi a disposizione  una consistente banca dati  creata con l' ausilio   delle analisi sulla composizione chimica della materia prima dei singoli manufatti.  I risultati sulle conoscenze relative agli aspetti sociali, ai meccanismi di sfruttamento della risorsa, della produzione, della circolazione e l’uso dei prodotti   non  sono al momento molto soddisfacenti. Alcuni  ricercatori italiani e francesi hanno indagato sulla produzione e consumo dell’ossidiana del Monte Arci in epoca preistorica. Lo scopo dell' indagine era la determinazione della  provenienza  dei manufatti rinvenuti lontano dal Monte Arci.  Dai risultati  è emerso che  sul Monte Arci e nelle zone circostanti  vi erano tre differenti tipologie di depositi di ossidiana. La grande quantità di ossidiana presente sul Monte Arci nel Neolitico  ha permesso  alle genti che abitavano la Sardegna  di avere una organizzazione economica e sociale più evoluta rispetto ad altre genti coeve. Questo ha  fatto si che il loro ruolo fosse assai  rilevante nell’avviare il processo di circolazione dell’ossidiana nell’isola e al di fuori di essa. Ha anche permesso di  collocare precocemente la Sardegna al centro di una vicenda di contatti e di relazioni tra culture diverse. 

Pezzo di Ossidiana del Monte Arci

Da indagini fatte emerge che la produzione litica dei numerosi siti attorno al Monte Arci e la raccolta dell' ossidiana avveniva non in modo selettivo. La scheggiatura per ricavarne utensili di uso immediato avveniva nei villaggi siti attorno al Monte Arci. La capacità tecnica di scheggiatura nel corso del tempo ha subito un progressivo affinamento con produzione di utensili con forme più regolari. La lavorazione dell' ossidiana del Monte Arci la si può collocare alla fine del Neolitico. Queste prime lavorazioni inizialmente sfruttavano il materiale affiorante senza realizzare vere attività di cava. I più grandi centri di lavorazione sono stati riscontrati nel territorio del comune di Pau lungo il versante orientale del Monte Arci. Oggi dallo studio di centinaia di migliaia di scarti di lavorazione i ricercatori potrebbero ottenere la definizione dei criteri di organizzazione, e i vari livelli di specializzazione della produzione. L' ossidiana fu per le genti della Sardegna preistorica  una grande ricchezza, che permetterà alle stesse di avere volumi di scambio con altre genti al difuori dell' isola sempre maggiori.


Vista del Monte Arci