giovedì 16 maggio 2013

Ampsicora chi era veramente ?

di: Angelo Vinci



Ampsicora


Non c' è paese o città della Sardegna che non abbia dedicato una via o una piazza ad Ansicora. A Cagliari ad Ansicora è stato intitolato perfino lo stadio comunale (stadio in cui gioco il mitico Cagliari di Gigi Riva). Altra consuetudine è la denominazione sociale di tante società sportive. Tante sono quelle che portano il nome di Ampsicora. La più nota e blasonata è la squadra di hockey su prato di Cagliari. Ma perché questa consuetudine ?. Perché i sardi ci tengono così tanto a ricordare questo personaggio ?.  Per dare risposta a queste domande occorre  percorrere tutta la storia della Sardegna fino al periodo della dominazione romana. Ampsicora (o Ansicora come comunemente viene indicato) è luogo comune per i sardi  considerarlo come il simbolo del patriottismo isolano. Ma le vicende storiche ci hanno tramandato un' altra verità. Verità che non ci permettono di acclamare in modo incontrovertibile la sardità di Ampsicora.  Per i sardi la ricerca dell' autonomia è stata sempre difficile, ma nella storia della Sardegna due sono le occasioni emblematiche del tentativo di indipendenza. Il primo tentativo fu messo in atto al tempo della dominazione romana e il secondo fu durante il periodo  giudicale (i 4 regni della Sardegna del Medio Evo) anche se in quest' ultimo periodo fu più un tentativo di coesione tra i sardi attorno al giudicato di Arborea più che una rivolta.  Prima di addentrarci nella vicenda storica di Ampsicora è opportuno fare alcune annotazioni in merito alla situazione dell' isola durante il dominio di Roma. I sardi di allora sotto il dominio romano furono sottomessi e sfruttati, con imposizioni di tributi esosi, senza che fosse concessa loro nessuna libertà. L' isola fu considerata "granaio di Roma". In più occasioni i sardi avevano tentato la rivolta senza successo. Furono tentativi effettuati da gruppi isolati. Non c' era coesione tra i vari gruppi, ciò che mancava loro era una guida, un capo a cui affidare il commando e l' organizzazione delle truppe. I punici avevano colonizzato la Sardegna da tempo, avevano fondato città e detenevano la ricchezza dell' isola. Tra questi coloni  Ampsicora era il più ricco con  il prestigio sociale più alto. Era un punico e non un sardo come molti sono portati a credere.  Si schierò al fianco dei sardi indigeni con il solo scopo di difendere le sue ricchezze. Riuscì a radunare un grosso esercito (15.000 uomini),per contrastare il dominio romano, ma  gli mancava l' appoggio dei sardi che vivevano nelle  zone più interne e montagnose dell' isola. I romani chiamavano questi sardi dell' interno  "sardi pelliti" in quanto gli stessi si  vestivano di pelli. Il tradizionale indumento indossato dalle  maschere di Mamoiada, ne ricalca in qualche modo le fattezze. Questi dati storici su Ampsicora ci sono stati  tramandati dallo storico dell' antica Roma Tito Livio. 


Mamunthome di Mammoiada
I romani non erano ancora riusciti a sottomettere i "pelliti", i quali godevano sicuramente di una seppur disagiata autonomia. I romani   temendo che Ampsicora potesse prendere il controllo dell' isola, inviarono una legione  al cui commando fu posto Tito Manlio Torquato, lo stesso che aveva già sedato una rivolta anni addietro. Cartagine  cogliendo il malcontento dei sardi si apprestò a fomentarne ed alimentarne la ribellione. La guarnigione romana era composta da 22.000 fanti e 1.200 cavalieri. Le truppe di Malco e i sardi di Ampsicora si scontrarono  presso Cormus con le truppe romane al comando di Hosto (Hosto era figlio di Ampsicora assente perchè impegnato nei territori interni nel reclutamento di sardi indigeni). Non tutte le città puniche della Sardegna aderirono alla rivolta organizzata da Ampsicora. Sicuramente questa circostanza  costrinse Ampsicora a tentare l' alleanza con i "pelliti" (nome che lo storico romano Tito Livio con disprezzo diede ai sardi che vivevano nella Barbagia). Lo scontro ebbe luogo  nella piana di Cormus (città punica al centro della Sardegna), ma la disparità delle forze in campo era troppo evidente e le truppe di Ampsicora subirono una pesante sconfitta. Sul campo rimasero almeno 3.000 sardi e 1.300 furono fatti prigionieri. Il figlio di Ampsicora  Hosto (o Josto come viene comunemente chiamato dai sardi) fu il responsabile di questa disfatta, fu proprio Hosto che con la sua baldanza  e la sua irruenza tutta giovanile (era molto giovane) porto il suo inconsistente esercito allo scontro diretto con le truppe di Tito Manlio Torquato. I sardi di Ampsicora aspettavano il generale Asdrubale  partito da Cartagine.  Ma  a causa di una tempesta non riuscì  sbarcare in Sardegna. Quando Asdrubale riuscì a sbarcare si uni alle truppe di Ampsicora e Annone (comandante punico corso in aiuto dei sardi-punici) e iniziarono l' inseguimento a Tito Manlio Torquato che era tornato verso Cagliari (Kalaris all' epoca). Nel loro inseguimento distrussero e saccheggiarono tutto nei territori dei sardi che si erano alleati con i romani. Tito Manlio Torquato non arrivo a Cagliari, e non sappiamo esattamente dove  si fermo. Di sicuro in prossimità della città stessa di Kalaris. L' ipotesi più accreditata è che si fermo in prossimità di Decimomannu. Lo scontro fu cruento e la battaglia è riporta in tutti gli antichi annali di storia,  ci è tramandata la durata dello scontro finale: 4 ore. Nelle "Storie"  lo storico romano Tito Livio descrive la battaglia così: "Poiché i Sardi erano avvezzi ad essere facilmente battuti furono, furono i punici che lottarono a lungo con esito incerto, ma quando la strage e la fuga dei Sardi fu completata anch' essi furono sbaragliati: furono circondati dall' ala dell' esercito romano che aveva già messo in fuga i Sardi, allora la carneficina fu peggiore della battaglia. I nemici ebbero 22.000 morti e persero 27 insegne e circa 3.700 prigionieri tra Sardi e punici: nel combattimento si comportò egregiamente il comandante Asdrubale, fatto prigioniero, coi cartaginesi Annone e Magone. Ne i capi Sardi resero meno degna quella battaglia con la loro morte: Hosto infatti cadde sul campo e Ampsicora che fuggiva con poco cavalieri, quando seppe della strage e della morte del figlio, durante la notte affinché nessuno potesse impedirglielo, si diede la morte".
Ma questo no fu l' atto finale dello scontro tra  sardi e  romani. Lo scontro finale che sancì in modo definitivo la sconfitta dei sardi secondo alcuni storici ebbe luogo a Sanluri e secondo altri tra Decimomannu e Sestu. L' incertezza sul luogo dello scontro è dovuta alla mancanza di testimonianze tramandate dagli storici antichi. Anche se si studia con attenzione e meticolosità ciò che gli storici nei  loro scritti ci hanno tramandato, non si riesce a trarne nessuna certezza in merito al luogo  in cui questa battaglia finale ebbe luogo. Dopo aver sconfitto i sardo-punici i romani sottomisero la Sardegna a forza di inganni spegnendo definitivamente ogni aspirazione di indipendenza del popolo sardo. Vi furono a dire il vero altri tentativi di ribellione ma furono domati con facilità, ultimo sedato da Marco Cecilio Metello nel 111 a.C.  Fu l' inizio di una dominazione che durò circa 680 anni. Termino nel 456 d.C. quando i Vandali occuparono la Sardegna.  Questi sono i dati storici, ma ora  voglio fare alcune considerazioni in merito alla figura di Ampsicora. Lo storico Tito Livio lo definisce "il primo dei principi dei sardi". Forse Tito Livio con questa attribuzione ci dice che era un ricco possidente terriero cartaginese appartenente alla nobiltà punica. Ampsicora apparteneva ai gruppi di punici che da Cartagine si trasferirono in Sardegna per colonizzarla. Non può essere un sardo indigeno, in quanto un sardo oppresso da Cartagine mai e poi mai avrebbe chiesto aiuto a Cartagine. Solo un cartaginese può averlo fatto. Era in piena sintonia con Annone e Asdrubale nell' azione militare, quindi è lecito pensare che anche egli fosse punico. I sardi "veri" cioè i Pelliti alla sua richiesta di aiuto gli risposero picche. Se fosse stato un sardo la sua richiesta di aiuto avrebbe avuto accoglienza. Non dico che Tito Livio non sia un grande storico dell' antica Roma, ma più semplicemente dico che non è da prendere come oro colato ciò che scrive sull' identità di Ampsicora. Tito Livio non va dimenticato che è uno storico,  ma romano e colonialista, che vede la storia della Sardegna come uno scontro tra i civili (romani) e i barbari delle montagne greti e bellicosi  (i sardi pelliti). Una bizzarra epigrafe su una stele che elogia il patriota Ampsicora è collocata presso S' Archittu (Oristano). Questo il testo  dell' epigrafe scritto in lingua sarda: "A ampsicora e Hosto a sos tremizza patriottas sardos chi pro s' indipendentzia e sa Sardigna in ojos sos lugores de su mare po no esser iscraos de Roma in custas baddes de dolore hant derremadu su sambene issoro Campu e Corra 215 a.C.".  Fornisco la traduzione per chi non è sardo "A Ampsicora  e Hosto ai tremila patrioti sardi che per l' indipendenza della Sardegna negli occhi il riflesso del mare per non essere schiavi di Roma in queste valli di dolore hanno versato il loro sangue Campu e Corra 215 a.C.". Veramente bizzarra questa iscrizione. Un colonizzatore che viene eletto a patriota.


 

Stele di S' Archittu